Verona piange Dario Fo e attende la riapertura del museo dedicato al premio Nobel e alla moglie, Franca Rame, nei Magazzini del grano di Verona, restaurati da Fondazione Cariverona per l'Archivio di Stato. È chiuso, infatti, per l'installazione dell'impianto di climatizzazione, il Museo Archivio Laboratorio-MusALab Franca Rame Dario Fo inaugurato il 23 marzo scorso, proprio in occasione dei 90 anni dell'artista, presente allora assieme al ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini. «Abbiamo dovuto chiudere - sottolinea Roberto Mazzei, direttore dell'Archivio di Stato - perché, mancando l'impianto di climatizzazione, il caldo rischiava di rovinare parte della raccolta donata da Fo, come dipinti e costumi di scena. I lavori inizieranno a giorni per poter vedere il museo riaperto per novembre».
Intanto l'altro ieri è stato siglato il protocollo d'intesa tra il Comune di Verona, l'Archivio di Stato ed MusALab Franca Rame-Dario Fo, diretto da Mariateresa Pizza, per la valorizzazione del patrimonio archivistico e del teatro attraverso la divulgazione in rete dell'archivio, una convenzione con l'Università e con le scuole del territorio nel censimento dei materiali, e collaborazioni con altre città. Proprio Fo, infatti, aveva messo come clausola per donare il suo immenso archivio, composto da qualcosa come un milione di documenti e oggetti (copioni, dipinti, bozzetti, manifesti, copie di contratti, fatture, libri, costumi, pupazzi, scenografie, foto di scena) che il museo fosse un laboratorio vivo, aperto ai giovani, centro di sperimentazione sul teatro e la cultura.
Massimo Rossignati
Intanto l'altro ieri è stato siglato il protocollo d'intesa tra il Comune di Verona, l'Archivio di Stato ed MusALab Franca Rame-Dario Fo, diretto da Mariateresa Pizza, per la valorizzazione del patrimonio archivistico e del teatro attraverso la divulgazione in rete dell'archivio, una convenzione con l'Università e con le scuole del territorio nel censimento dei materiali, e collaborazioni con altre città. Proprio Fo, infatti, aveva messo come clausola per donare il suo immenso archivio, composto da qualcosa come un milione di documenti e oggetti (copioni, dipinti, bozzetti, manifesti, copie di contratti, fatture, libri, costumi, pupazzi, scenografie, foto di scena) che il museo fosse un laboratorio vivo, aperto ai giovani, centro di sperimentazione sul teatro e la cultura.
Massimo Rossignati