Un giro di mazzette milionario per aggiudicarsi la costruzione di una tratta che

Martedì 4 Ottobre 2016
Un giro di mazzette milionario per aggiudicarsi la costruzione di una tratta che faceva gola praticamente a tutti: il collegamento ferroviario tra il Terminal 1 e il Terminal 2 di Malpensa. Versavano mazzette a Davide Lonardoni, dirigente di Nord-Ing, società del gruppo Fnm (e figlio dell'ex dg delle stesse Ferrovie Milano Nord), gli imprenditori, tra cui alcuni ritenuti vicini alla ‘ndrangheta, arrestati ieri mattina assieme allo stesso manager e ad altre persone nell'ambito dell'inchiesta della dda milanese, condotta dalla Guardia di Finanza.
L'ordinanza del gip Alessandra Simion, su richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del pm Bruna Albertini, spiega che le diverse società finite nel mirino della Procura, sebbene apparentemente prive di legami tra loro, in realtà avrebbero fatto parte di un vero e proprio «sistema» per alternarsi nell'aggiudicazione di subappalti con cadenza biennale. Il tutto ruotava attorno all'imprenditore bergamasco, ora in carcere, Pierino Zanga (definito il «dominus»), e aveva lo scopo di eludere eventuali controlli di natura fiscale.
La gara più rilevante è quella del prolungamento ferroviario dal T1 al T2 di Malpensa - 3,6 chilometri per un costo di 115 milioni - finanziato con soldi pubblici italiani ed europei. La gara, vinta da Itinera, del Gruppo Gavio, è stata poi data in subappalto al gruppo di imprenditori bergamaschi e calabresi arrestati che dopo aver versato tangenti e utilità a Lonardoni avrebbero ottenuto agevolazioni nell'aggiudicazione dei lavori.
Lonardoni, originario di Saronno (Varese) e residente a Milano, almeno formalmente si occupava di sicurezza nei cantieri gestiti dalla società specializzata negli interventi di potenziamento e ammodernamento della rete ferroviaria. Il padre, dg di Ferrovienord fino al 2012 e attualmente in pensione, è assessore ai Lavori pubblici nel Comune di Saronno. Arrestati anche il faccendiere bresciano Alessandro Raineri (ritenuto uomo a libro paga degli imprenditori, in contatto con funzionari di amministrazioni ed enti pubblici) e appunto Zanga, ufficialmente dipendente delle società.
Complessivamente sono state accertate violazioni per 20 milioni di euro e gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati di corruzione diretta all'acquisizione dei lavori. Contestati anche reati di natura fiscale, per presunta «utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti» e la truffa ai danni dello Stato, la bancarotta fraudolenta, l'intestazione fittizia di beni.
«Nessuna società del Gruppo Fnm è coinvolta nell'indagine della Procura di Milano. Un dipendente di una delle società del Gruppo è interessato dall'indagine a titolo personale. Non si tratta di un dirigente». È quanto dichiara il presidente di Fnm Spa Andrea Gibelli a proposito degli arresti. Anche la società Itinera prende le distanze: «I lavori in subappalto - dice il loro comunicato - sono stati affidati da Itinera nel pieno rispetto delle procedure di legge, ad imprese regolarmente autorizzate ai sensi della vigente normativa antimafia».
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