Un'apertura in sordina, seguita dall'arrivo in massa dei visitatori e dalle code

Domenica 2 Ottobre 2016
Un'apertura in sordina, seguita dall'arrivo in massa dei visitatori e dalle code per accedere alla terrazza. Sono le 9.30 di ieri quando le porte a vetri luccicanti del Fontego dei Tedeschi, oggi "T Fondaco", si aprono ai civici 5350 e 5351 davanti ad una ventina di visitatori, perlopiù veneziani curiosi di vedere com'è stato restaurato l'ex palazzo delle poste centrali. Un'apertura senza ressa nel nuovo tempio del lusso: in strada sono più gli agenti delle forze dell'ordine e chi entra viene accolto da calorosi "benvenuti" del personale agli ingressi.
Segue lo stupore, il colore, un iniziale disorientamento: «saliamo ai piani o andiamo a vedere l'atrio?». Sfilano le bontà italiane e i prodotti veneziani: nel "ground floor" il Duca D'Aosta e i biscotti Bettina, il prosecco di Cartizze, la cioccolata Majani, le incisioni dell'artigiano veneziano Francesco Pavan, i vetri di Murano Venini. Si sale ai piani superiori con le "griffe" di moda, la gioielleria e l'orologeria fino alla profumeria. Una rassegna di boutiques che si snodano lungo i portici dei piani, divisi da scale mobili rosso veneziano con bagliori dorati. E quasi non si sa dove rivolgere lo sguardo, cosa iniziare a guardare. Nell'enorme atrio i visitatori alzano il naso per contare mentalmente i piani, ammirare il vecchio orologio restaurato e gli affreschi con le incisioni del Cinquecento, contemplando l'intervento dell'archistar Rem Koohlaas. È il momento della nostalgia, perché al piano terra, nel vecchio palazzo delle poste centrali, più di qualcuno ricorda come venivano smistati i pacchi della città dopo esser stati scaricati dalla porta d'acqua che si affaccia sul Canal Grande, quella che d'ora in poi sarà l'ingresso dei clienti più facoltosi che giungono con i taxi.
A poca distanza la vera da pozzo, riportata alla sua autentica bellezza, dove arrivavano le lunghe code dei veneziani con bollette e raccomandate. Nessuno ha memoria di aver mai messo piede nelle zone più alte dell'edificio o sulla terrazza che guarda all'intera città. E sono in molti a dirigersi direttamente lì, lasciando il tour dei negozi ad un secondo momento, salendo direttamente al quarto piano e passando per il "velero", il nuovo soffitto in trama di vetro che custodisce la mostra "Under water" di Fabrizio Plessi, con musiche di sottofondo. Qualche scalino in più e si accede ad una delle altane più belle di Venezia, con vista sopra al ponte di Rialto e l'Erbaria, alle spalle il campanile di San Marco e la Basilica che ieri mattina si presentavano avvolti nella nebbia. Voltandosi si può scorgere la basilica dei Santissimi Giovanni e Paolo, proseguire con lo sguardo fino all'isola di San Michele. È stata questa l'attrazione più gettonata del palazzo, ieri. Ma l'altana è rimasta a libero accesso solo nelle prime ore: poi, con l'incremento dei visitatori, è stata posta sotto prenotazione gratuita ma obbligatoria (con un numero massimo di 80 ingressi contemporanei) e chi voleva mettersi in coda per il colpo d'occhio strepitoso doveva passare per le casse al piano terra.
Sono circa le 11 quando nel palazzo entra il primo gruppo di turisti orientali e la guida, munita di ombrellino colorato, racconta alcuni cenni storici dell'opera architettonica, sciogliendo le righe per lasciarli correre nei negozi con: «Avete un'ora di tempo, ci rivediamo qui».
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