Un'altra pioggia di bombe su Aleppo tra le 90 vittime civili anche molti bambini

Sabato 24 Settembre 2016
BEIRUT - Una pioggia di fuoco e distruzione si è abbattuta ieri su Aleppo est per il secondo giorno consecutivo di massiccia offensiva aerea russa e governativa siriana sui quartieri in mano agli insorti della città contesa nel nord della Siria. Si parla di oltre 150 raid e di 90 morti, tra cui molti bambini. Colpiti diversi edifici civili e la protezione civile locale denuncia il bombardamento e la distruzione di tre dei quattro centri dell'organizzazione.
Colpiti e distrutti anche cinque veicoli di soccorso, tra cui un'ambulanza. Il bilancio degli uccisi è impreciso e in continuo aggiornamento: oltre 90 morti, secondo la tv panaraba al Jazira, 70 per Reuters, mentre l'Osservatorio siriano ne contava oltre 30 a metà pomeriggio. Tra le vittime si contano diverse donne e minori, tra bambini e adolescenti. Secondo l'Onu, tra i 250mila e i 300mila civili rimangono ad Aleppo est, assediata dalle forze governative e dalle milizie iraniane. Il governo di Damasco, che considera «terroristi» i miliziani ribelli, ieri aveva annunciato l'avvio dell'offensiva su Aleppo e da ieri si registrano raid aerei con bombe incendiare e cluster bombs, armi proibite dalle convenzioni internazionali e particolarmente letali per la popolazione civile.
Questo mentre a New York continuano a incontrarsi a più riprese - ma finora senza esito - il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov.
Ieri sera non si era registrato nessun progresso sul piano diplomatico dopo il fallimento della riunione del "Gruppo di sostegno alla Siria" capeggiato dai rappresentanti di Washington e Mosca. Dal canto suo, l'agenzia Sana -controllata da Damasco- ha dato rilievo a una riunione ad Aleppo ovest, sotto controllo governativo, di una riunione di dignitari e figure istituzionali locali per rilanciare l'idea della riconciliazione tra le due parti della città come "unico modo per sconfiggere i terroristi" e "riportare la gente tra le braccia della patria"».
Per attivisti civili ad Aleppo est «si tratta di propaganda, perché la riconciliazione del regime vuol dire la nostra resa incondizionata».

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