«Su Mps governo neutrale»

Martedì 4 Ottobre 2016
MILANO - Sul salvataggio del Monte dei Paschi di Siena «non c'è nessun ruolo intromissivo da parte del governo». È quanto assicurato dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che ha aggiunto «Il tesoro è il primo azionista di Mps, ma utilizza la sua posizione, in modo molto soft, di vigile attenzione a ciò che la banca sta facendo».
Ma queste sarebbero le uniche parole spese dal ministro sul caso-Mps visto che secondo fondi dello stesso dicastero di via XX settembre al vertice di ieri sul dossier banche il capitolo Mps non sarebbe stato affrontato. Nulla sulla gestione dell'aumento di capitale e della cessione delle sofferenze affidate dal governo a Jp Morgan.
La riunione è durata oltre due ore e ha visto attorno al tavolo "organizzato" dal padrone di casa, Padoan, anche il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, Claudio Costamagna, presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Giuseppe Guzzetti, presidente Acri, Victor Massiah, consigliere delegato Ubi, insieme ai vertici di Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Nessuna risposta da parte del ministro, se non appunto, indirettamente, le parole già ricordate. Del resto, Padoan ha ricordato che il Monte sta «mettendo a punto un piano di ristrutturazione che a mio avviso è molto valido e lo sta facendo in assoluta autonomia». Peraltro, ha aggiunto, «il nuovo ad è stato votato all'unanimità dal Consiglio di amministrazione quindi non c'è nessun ruolo intrusivo» da parte del Governo. E più in generale Padoan ha comunque escluso che vi siano necessità di nazionalizzare alcune banche italiane.
Eppure, la comparsa sulla scena di Jp Morgan sembra in qualche modo legarsi al nuovo attivismo del governo nei confronti dell'istituto senese. Dopo gli anni in cui è stato lasciato fare ai vertici il tentativo di risanamento, in estate l'ingresso di Jp Morgan attraverso un contatto diretto con Palazzo Chigi (l'a.d Dimon ha incontrato il premier Renzi) ha sparigliato il meccanismo messo in piedi con fatica dall'ex a.d Viola, la Bce e il fondo Atlante. Un intervento all'inizio discusso solo fra gli addetti ai lavori ma poi esploso sull'opinione pubblica con l'uscita di Viola. Una decisione che sarebbe stata chiesta dal Tesoro e che avrebbe provocato inquietudine nei modi ma soprattutto per le conseguenze.
Fra molte delle banche italiane il ragionamento è questo: hanno mandato in risoluzione le 4 banche con danni incalcolabili per la fiducia dei clienti applicando, unici, il bail in; abbiamo pagato noi il conto delle loro perdite, poi con Atlante abbiamo salvato le 2 venete (Vicenza e Veneto Banca) e ora ci si sfila il business degli npl di Mps (dove Atlante aveva già firmato con il Monte un accordo) e in prospettiva anche di Unicredit. Jp Morgan infatti sarebbe in entrambe le partite, pur non avendo garantito l'aumento del Monte, e quindi incassando commissioni e ricavi senza esporsi più di tanto. Critiche interessate forse ma certo che non contribuiscono a rasserenare un comparto sempre più sotto pressione.

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