Spaccò il crocifisso a Venezia Marocchino espulso dall'Italia

Venerdì 29 Luglio 2016 di Cacciato anche un altro nordafricano che a Cles, in Trentino, era entrato in chiesa durante la Messa di Capodanno gridando insulti contro fedeli e religione cattolica
Rispediti a casa. Con le buone maniere, secondo le procedure internazionali e senza fraintendimenti. Via dal territorio italiano. Punto. È toccato ieri al ministro dell'Interno, Angelino Alfano dimostrare il pugno di ferro nella lotta contro l'intolleranza religiosa che può sfociare in terrorismo. «La linea rimane sempre la stessa - ha detto annunciando l'avvio di una Consulta per le relazioni con l'Islam - separare chi prega da chi spara».
E così è stato: due cittadini marocchini sono stati denunciati, condannati e rispediti nei luoghi d'origine dopo essersi resi protagonisti di due episodi di oltraggio nei confronti della religione cattolica e dei suoi simboli. Il primo episodio, solo alla metà di questo mese, a Venezia, dove un uomo si era scagliato contro un crocifisso in una chiesa; il secondo a Cles, in provincia di Trento, per aver inveito contro la religione cattolica.
Il primo caso, probabilmente il più eclatante e che aveva destato scalpore nell'opinione pubblica, è risultato senz'altro quello che si è verificato il 12 luglio scorso della chiesa di San Geremia, a due passi dalla Stazione ferroviaria di Venezia, e a pochi metri dalla sede regionale della Rai, quando Najib Kakman, marocchino (naturalizzato francese) di 25 anni, senza fissa dimora né precedenti di alcun genere, ma con evidenti problemi psichici, sotto gli occhi del custode dell'edificio religioso, si era improvvisamente avventato contro il settecentesco Crocifisso ligneo, mandandolo in pezzi, lanciando urla sconnesse, annunciando di essere "Jesus figlio di Maria" e di essere musulmano e cristiano.
Attimi drammatici dentro una chiesa, risolti solo grazie al pronto intervento del guardiano e al provvidenziale aiuto di un paio di turisti inglesi. Tutti si erano gettati sull'uomo bloccandolo dopo l'atto sacrilego. Ed è stato proprio grazie alla prontezza di riflessi del gruppetto che è stato evitato il peggio rendendo possibile così anche l'arrivo di alcune pattuglie dei Carabinieri che, giunte sul posto, hanno potuto prendere in consegna il giovane psicolabile non senza qualche difficoltà.
Dopo esser stato fermato, l'uomo era stato trasferito all'Ospedale civile per un trattamento sanitario obbligatorio e altri accertamenti. Nel frattempo era scattata l'indagine della Digos veneziana su mandato della Procura antiterrorismo lagunare, guidata dal procuratore Adelchi D'Ippolito, per il reato di danneggiamento aggravato e l'ipotesi di vilipendio alla religione. E vasta eco aveva avuto anche nell'opinione pubblica l'attacco sacrilego al Crocefisso. Immediate erano state le reazioni degli enti locali e il "dolore" del Patriarcato. Per una netta condanna dell'atto si era espresso anche il rabbino capo Scialom Bahbout che in una nota inviata al patriarca Francesco Moraglia aveva denunciato duramente l'episodio di intolleranza religiosa. Così aveva fatto anche il presidente della locale comunità islamica, Mohammed Al Adhab. E anche ieri i due leader hanno commentato con durezza il provvedimento adottato dalla Prefettura di Venezia e reso noto da Alfano: «Decisione razionale - sottolineano - quando non si rispettano i simboli non può che essere così».
Il secondo episodio non meno grave e che ha visto l'espulsione di un cittadino marocchino di 69 anni, Salah Briji, segnalato per le sue posizioni radicali, si era verificato a Cles in Trentino il giorno di Capodanno del 2015, quando l'uomo era entrato nella chiesa locale inveendo contro i fedeli e urlando espressioni oltraggiose contro la religione cattolica.
Fino a questo momento il Viminale ha fatto sapere che sono state ben 102 le persone espulse dall'inizio del 2015 ((ben otto hanno riguardato degli imam) per questioni legate ai controlli anti-terrorismo. Nello stesso periodo sono state controllate 160.593 persone sospette, 346 navi e oltre 34 mila veicoli. Nell'ambito di queste azioni 549 persone sono finite in manette e sono state eseguite 2859 perquisizioni con 884 persone indagate in stato di libertà.
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