«Si spera ancora, ad Amatrice ricerche anche

Sabato 27 Agosto 2016
«Si spera ancora, ad Amatrice ricerche anche
«Non c'è un momento di sosta. Da quando siamo arrivati poche ore dopo il sisma di mercoledì, tutti gli uomini sono sempre presenti in squadre sui siti dove è richiesto il nostro intervento. Per salvare vite ma anche, purtroppo per estrarre chi non ce l'ha fatta». A parlare con un sottofondo di pale che scavano e voci concitate è l'ingegnere Giuseppe Quinto che coordina gli "Usar" dei Vigili del fuoco del Veneto sui luoghi del sisma.
Partiti alle 10 di mercoledì da Mestre alle 16 erano già dispiegati ad Arquata del Tronto. «Ci sono state date subito le indicazioni sui siti dove cercare dispersi e ci siamo divisi in due squadre una ad Arquata e l'altra nella piccola frazione di Pescara».
E qui anche un uomo di esperienza e con alle spalle molte operazioni di soccorso cerca di nascondere l'emozione: «Pescara è un borgo distrutto, i danni sono davvero ingenti». Infatti, la contabilità della nuova mobilitazione per questi specialisti dell'Urban search and rescue provenienti dai comandi di Venezia e Treviso è purtroppo pesante: 8 persone recuperate «Ma una sola era viva, l'abbiamo estratta ieri (giovedì, ndr)». E i bambini tra i vari paesi e villaggi colpiti erano molti, perchè siamo in un periodo di villeggiatura e qui erano venuti da nonni o parenti in attesa magari dei genitori per la sagra di Amatrice questo weekend.
Intanto scendono le ombre e soprattutto il freddo della notte appenninica, gli uomini in uniforme sono stanchi, ammette Quinto, «Ma facciamo appello a tutte le nostre forze perchè anche a livello psicologico tirare fuori dalle macerie una persona lascia il segno. Se poi è viva, allora quella gioia ci ripaga di tutta la stanchezza».
Ieri sera tutti i 36 "Usar" veneti (il gruppo di Verona ha un'altra specializzazione ed opera con un ruolo diverso) si sono trasferiti ad Amatrice. Brutto segno, buon segno? Significa che negli altri due borghi non c'è più nessuno da salvare? «Le ore passano e se i cani da ricerca non indicano dei punti specifici, vuol dire con altissima probabilità che lì non c'è più vita» è il commento amaro di un uomo che con i suoi team sfida anche il pericolo. Ieri mattina era a lavorare su un cumulo di travi, pareti, muri divelti e crollati su se stessi quando è arrivato uno dei mille e più "aftershock", forte, molto forte che ha innescato nuovi crolli. Un rischio anche per i vigili del fuoco, ma si sono ripresi subito continuando a scavare, anche con le mani.
«Come faremo ancora qui ad Amatrice. Un paese più grande e per questo abbiamo appena concluso un briefing per definire con i colleghi di Lazio, Toscana e Lombardia a quali siti dedicarci». Determinante è allora il rapporto con i residenti: indicano la disposizione interna delle case distrutte, capiscono dal mobilio, dalla disposizione degli oggetti ancora visibili dove possono essere le persone sorprese nel sonno. «E poi parlare con queste persone fa bene. A loro perchè allevia il peso della tragedia, li fa sentire vivi, che possono ricominciare. E fa bene a noi -conclude Quinto- perchè ci spinge a non mollare». Pare che il consueto turnover del personale mobilitato non ci sarà per non rompere la continuità operativa. Squadre fresche anche dal Veneto sono pronte a dare il cambio, ma forse saranno ancora due, tre notti di lavoro con turni infiniti per gli uomini dell'ing. Quinto.
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