Settecento firme raccolte in due giorni per riportare a Verona i 17 capolavori di

Sabato 1 Ottobre 2016
Settecento firme raccolte in due giorni per riportare a Verona i 17 capolavori di Tintoretto, Rubens, Mantegna e Pisanello, rubati al museo scaligero di Castelvecchio il 19 novembre 2015, ritrovati tra l'Ucraina e la Moldova dalla Polizia di frontiera ucraina il 6 maggio scorso e ancora oggi però nella mani delle autorità ucraine.
È il “Manifesto dei cittadini veronesi per il rientro immediato dei quadri di Castelvecchio”, lanciato dall'ex direttore generale della Rai, Alfredo Meocci, e subito sposato dalla Società delle Belle Arti di Verona e dal suo presidente Gianni Lollis, presentato ieri a Verona. Nel frattempo, con incredibile tempismo, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, incontrando il leader ucraino Poroshenko ai funerali di Shimon Peres in Israele, ha annunciato: «I quadri li riporterò a Verona per novembre, come d'accordo con il presidente ucraino». Solo che, dopo tante promesse (i quadri dovevano già arrivare a luglio...) a Verona si fidano poco e hanno lanciato questa sottoscrizione tra personaggi della cultura, come Vittorio Sgarbi che ha già dato il suo sostegno all'iniziativa, ma anche semplici cittadini, che verrà poi inviata al Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, all'ambasciatore italiano in Ucraina ed all'ambasciatore ucraino in Italia. Ma anche al sindaco di Verona, Flavio Tosi, accusato di aver concesso una forse troppo veloce cittadinanza al leader ucraino, motivata nella delibera «dall'impegno dimostrato dal presidente stesso nell'opera di ritrovamento e nella restituzione alla città di Verona delle 17 opere d'arte trafugate». Opere che però a Verona non sono ancora tornate.
«La permanenza dei quadri in Ucraina - ha detto Meocci - viola il diritto internazionale. L'articolo 7 della convenzione di Parigi del 1970, sottoscritta dall'Unesco, dice che uno Stato le cui autorità ritrovino all'interno del territorio nazionale dei beni culturali proprietà di un altro Stato ne deve provvedere all'immediata restituzione al Paese legittimo proprietario».
Il “Manifesto” punta a smuovere quello che si è trasformato in un vero intrigo diplomatico internazionale, nel quale i quadri, valutati 16 milioni di euro ma in realtà inestimabile patrimonio della città di Verona, sono diventati degli ostaggi nella battaglia tra Ucraina e Russia, con la prima che vuole essere riconosciuta e considerata e la seconda che invece fa pesare il suo storico ruolo di partner commerciale, soprattutto nei confronti dell'Italia. Tanto che proprio martedì scorso, nella sua visita a Verona, il presidente del consiglio, Matteo Renzi, aveva detto non a caso: «I quadri a Verona li riporterò io». Per evitare situazioni che potrebbero apparire come legittimazioni eccessive al presidente ucraino. E' su questo che da mesi stanno lavorando le diplomazie.
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