Serra: «La fusione? Non fa bene al Veneto avere 2 banche deboli»

Sabato 17 Settembre 2016 di Il gestore di Algebris favorevole all'integrazione tra Montebelluna e Vicenza E Petrignani ( fondo Atlante) apre: «Stiamo studiando tutte le opzioni»
VENEZIA - Il grande fratello e il raider di Borsa si trovano d'accordo: Popolare Vicenza e Veneto Banca hanno ancora un futuro, possibilmente fuse.
Paolo Petrignani abbozza sull'aumento di capitale di Vicenza (potrebbero essere di mezzo miliardo) dopo la vendita dei crediti a rischio: «Stiamo studiando tutte le opportunità e le possibilità», avverte l'amministratore delegato di Quaestio sgr, il gestore del fondo Atlante che controlla e ha salvato con 2,5 miliardi Popolare Vicenza e Veneto Banca. Istituti che fanno ancora gola. «Sono arrivate molteplici manifestazioni di interesse» per BpVi e Veneto banca, non solo da parte di fondi ma anche «da soggetti bancari», però al momento «non ci sono trattative in corso» e «non sono offerte vincolanti sono tutte manifestazioni di interesse, possono essere interessanti o meno, ma alcune sono più serie di altre». «Studiamo tutte le opzioni», notando che tra le ipotesi in campo rimane anche quella di una fusione tra le due banche. Atlante, ribadisce del resto Petrignani, non è un azionista «di lungo termine e l'obiettivo è risanare e uscire al più presto ottenendo un ritorno per gli investitori».
Davide Serra, gestore del fondo Algebris, invece va giù duro come nel suo stile: «Avere due banche così deboli in Veneto di certo non fa bene al Veneto, per questo io ridurrei i costi di duplicazione di istituti così vicini. Poi se è giusto farlo io non lo so. La cosa positiva è che chi gestisce Atlante, cioè Alessandro Penati, è un uomo in gamba, ha un ottimo board e sono certo che farà le scelte giuste. Di certo è un segno di discontinuità». Serra, a margine dell'Npl Meeting organizzato da Banca Ifis a Venezia, ricorda anche che la crisi e i problemi per i risparmierai arrivano da lontano e attacca anche chi autorizzò gli aumenti di capitale di Veneto Banca e Popolare Vicenza nel 2013 e 2014: «Già due o tre anni fa le Popolari quotate erano valutate 0,3 volte il patrimonio e avevano la metà delle sofferenze di queste due banche, aver autorizzato gli aumenti di capitale di Veneto Banca e Popolare Vicenza a 1,3 significava far perdere minimo l'80-90% del capitale ai risparmiatori - ricorda il gestore del fondo Algebris, grande amico del premier Matteo Renzi - bastava aprire il giornale per fare questi quattro calcoli. Mi chiedo perché nessuno li ha fatti». Insomma, Serra punta il dito sui vigilanti, cioè Banca d'Italia e Consob. Investirebbe oggi nelle due ex Popolari? «Adesso non lo so. Io ho sempre investito in aziende quotate», risponde Serra che poi rivela: «Vicenza l'abbiamo guardata bene con la nuova gestione e prima dell'aumento di capitale. Però poi non è stata quotata e quindi non parliamo del sesso degli angeli».
Sul futuro è netto sulla possibile fusione: «Industrialmente, hai bisogno di 800 banche in Italia? No. Le banche si devono ridurre. Con l'arrivo dello smarthphone abbiamo troppi sportelli e anche troppi dipendenti, è il costo sociale del nuovo che avanza nel mondo». Infine la promozione: «Senza la riforma delle Popolari credo che la Popolare di Vicenza e Veneto Banca non si sarebbero potute salvare, quindi qui in Veneto qualcuno deve accendere un cero al fatto che ci sia stata la riforma», l'assist di Serra per Renzi.
Maurizio Crema

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