«Se vuoi fare la jihad resta in Siria a combattere». C'è anche questa

Venerdì 29 Luglio 2016
«Se vuoi fare la jihad resta in Siria a combattere». C'è anche questa frase inquietante, rivolta a un amico residente all'estero, presumibilmente proprio in Siria, nelle intercettazioni telefoniche del marocchino Mohammed Madad, 52 anni, l'imam del centro di cultura e preghiera islamica "Asonna" di Noventa Vicentina, destinatario di un provvedimento di espulsione dall'Italia per 15 anni emesso dal ministero dell'Interno per motivi di ordine pubblico.
Sulla vicenda sono emerse ieri altri particolari, anche se la Digos berica continua a mantenere uno stretto riserbo. Sotto osservazione anche l'invio di denaro verso il Marocco, tramite postpay, che l'imam avrebbe fatto negli ultimi tempi a persone non ancora identificate. Le prime segnalazioni del suo atteggiamento radicale sono arrivate (tra febbraio e marzo) proprio dai fedeli noventani, che si sono rivolti alla Polizia di Vicenza, spiegando che Madad impartiva lezioni ai giovani islamici - escludendo i genitori - e lanciava loro moniti dai toni violenti sull'atteggiamento da seguire. Incitava i ragazzi a non frequentare coetanei italiani, non guardare la tv italiana e nemmeno quella marocchina, ritenuta filo-occidentale, non ascoltare musica, perché peccato. E qualche ragazzo, rincasato dopo le lezioni di dottrina, chiedeva ai genitori la ragione di questo "divieto" a guardare la tv: così le famiglie di sono rivolte alle forze dell'ordine.
Dalle indagini è emersa anche la severa educazione impartita dall'imam ai figli: due maschi di 14 e 7 anni e due femmine di 16 e 12 anni, una delle quali chiamata Jihad. I quattro figli, con la moglie, vivevano a Carpineti (Reggio Emilia) e ora sono rientrati in Marocco. È emerso che il padre, davanti alla madre e fratelli, legava il maschio più grande ai piedi e alle mani e lo colpiva violentemente alla testa, dopo avergli abbassato i pantaloni, perché non apprendeva bene il Corano. Le donne venivano da lui considerate esseri inferiori, che non possono andare alla Mecca se non accompagnate dall'uomo. Secondo il suo credo, devono girare con il viso coperto e non possono indossare i pantaloni, un altro "peccato". Regole applicate rigidamente in famiglia, sulla moglie soprattutto, pare accondiscendente.
Una parte cospicua del lavoro di indagine da parte della Digos di Vicenza ha riguardato il profilo facebook di Madad, dove sono stati trovati innumerevoli post espliciti, che documentano la sua vicinanza alle posizioni più estreme. Qui Madad ha inserito foto e nei mesi scorsi anche il numero di un cellulare dove ci si poteva rivolgere per la sua attività di "santone", alternativa a quella di capo nella moschea. All'attenzione degli inquirenti c'è anche un video di qualche mese, da lui condiviso (la voce non sarebbe la sua, ma le indagini proseguono), dove si nota uno tsunami che investe i turisti, spazzando via tutto. Una voce in sottofondo in lingua araba parla di una punizione di Allah verso i costumi degenerati dell'occidente, come l'uso di alcool, persone in costume al mare, il sesso e le discoteche. Nella traduzione integrale, fatta dalla Digos con l'aiuto di un interprete, ci sono frasi inquietanti, tra cui «Dio punisce tutti quelli che fanno i bagni, festeggiano Capodanno e nelle discoteche». Poi riferendosi allo stesso tsunami si sente dire che «Dio ha fatto entrare il mare nella terra per colpire e distruggere tutti coloro che fanno il bagno nudi, che hanno dormito ubriachi e che fanno sesso e peccano. Dio li ha colpiti alle 7 del mattino: sono scappati dal loro Paese per il freddo che hanno al loro Paese. Così la loro tomba sarà dispersa in mezzo alle fogne». E poi ancora: «E' stato detto nel Corano: i temporali e le alluvioni sono stati mandati da Dio per prendere questa gente: è una punizione per chi non crede».
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