ROMA - Il popolo britannico ha scelto: non farà più parte dell'Unione

Sabato 25 Giugno 2016
ROMA - Il popolo britannico ha scelto: non farà più parte dell'Unione
ROMA - Il popolo britannico ha scelto: non farà più parte dell'Unione europea. La storica decisione, da tutti tanto paventata e fino all'ultimo scongiurata dai principali partner internazionali del Regno Unito, si è abbattuta ieri con gli effetti devastanti di un terremoto sui mercati finanziari di tutto il mondo. Per le piazze europee si è tradotto in ben 637 miliardi di euro bruciati in un solo giorno.
Sterlina in picchiata, borse allo sprofondo, travolte da crolli anche superiori a quelli dell'11 settembre, oro alle stelle, petrolio che affonda e spread che si impenna fino a 190 punti per poi assestarsi a quota 160: questo lo scenario che hanno dovuto fronteggiare le banche centrali e le autorità economico monetarie di tutto il mondo.
La cronaca finanziaria di quella che passerà alla storia come la pagina più buia di oltre 60 anni di lenta costruzione del progetto di libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali all'interno del Vecchio Continente, è stata marcata da un vero e proprio tsunami su tutti i mercati. Dall'Asia agli Stati Uniti, nessuno escluso, le piazze finanziarie hanno visto andare in fumo con un inesorabile effetto domino, miliardi di yen, di dollari e di euro. Mentre i sondaggi nelle ultime ore di giovedì notte davano ancora qualche possibilità al fronte dei Remain di avere la meglio su quello dei Leave, le Borse asiatiche provavano ad avanzare con un cauto ottimismo. Ma l'aria è cambiata rapidamente e ben prima che la notizia venisse definitivamente ufficializzata, all'alba di ieri, tutte le Borse asiatiche hanno fatto una brusca inversione di marcia: la sola Tokyo è arrivata a perdere fino a oltre l'8%, segnando un crollo perfino più pesante di quelli legati al default di Lehman Brothers e agli attacchi alle Torri Gemelle. Wall Street ha chiuso a -3,38% la peggior giornata dal 2011.
Impossibile bloccare l'onda d'urto, che si è immediatamente propagata sulle Borse europee, con maxi perdite che hanno travolto soprattutto i titoli bancari. Nella debacle generale, Londra è stata quella che più delle altre è riuscita a contenere le perdite, chiudendo con calo di appena il 3,15%. È andata peggio invece a Parigi (-8,04%) e Francoforte (-6,82%), ma la mazzata più forte è toccata a Milano. A Piazza Affari la seduta è stata da cardiopalma: dopo un avvio a fatica, con il listino che non riusciva neppure a far prezzo, l'onda di vendite è stata poi inarrestabile fino a una chiusura dell'Ftse Mib al -12,48%, il maggior ribasso di tutti i tempi. In una sola seduta sono stati bruciati 61 miliardi di euro.
Sui mercati valutari, la sterlina ha avuto un tracollo del 10%, in assoluto il più forte da quello del "mercoledi nero" del 1992, quando la Gran Bretagna uscì dal Serpente monetario europeo. La banca britannica NatWest, controllata dalla Royal Bank of Scotland, ha sospeso la compravendita sterlina-euro. A poco sono valse le dichiarazioni del governatore della Bank of England, Mark Carney, secondo cui l'istituto è pronto a fornire extra fondi per 250 miliardi di sterline. Nel clima di panico generale, le autorità economiche e monetarie di tutto il mondo sono corse ai ripari, scendendo in campo, dalla Svizzera agli Usa, per gettare acqua sul fuoco. E a stretto giro i ministri del G7 si sono consultati in un meeting telefonico. Massima allerta anche nella sede del Fondo Monetario internazionale.
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