Riusciranno i democratici a garantire che le presidenziali di novembre passino alla

Giovedì 28 Luglio 2016
Riusciranno i democratici a garantire che le presidenziali di novembre passino alla storia come quelle del 2008? Di certo, l'uomo che allora sbaragliò i pregiudizi e divenne il primo presidente di colore ce la sta mettendo tutta perchè fra tre mesi gli americani eleggano la prima donna presidente. E ieri sera, alla Convention del partito, Barack Obama ha idealmente passato il testimone a Hillary Clinton.
Il discorso del presidente era il più atteso non solo perchè Obama è finalmente risalito nei sondaggi ed ha quindi un deciso potere trainante, ma anche perché doveva competere con l'eccezionale successo riscosso il giorno prima da Bill Clinton e lunedì da Michelle, sua moglie. L'atmosfera è molto più allegra e rilassata, e la convention ha finalmente assunto quel carattere di festa che dovrebbe tradizionalmente avere.
Sul palco si susseguono vip del partito, ma anche cittadini comuni che vengono a raccontare quel che Hillary ha fatto per aiutarli, con leggi, provvedimenti, lotte che hanno migliorato la vita di persone portatrici di handicap, di bambini, di immigrati, di gay. È la Hillary umana e impegnata che aveva descritto Michelle e che Bill ha raccontato martedì sera, con un'ode d'amore che è apparsa sincera. Ma ieri sera Barack Obama e il suo vice, Joe Biden volevano raccontare la Hillary "donna di Stato", la sua preparazione sul palcoscenico mondiale, i suoi successi in diplomazia. Obama è venuto nella "città dell'amore fraterno" come primo passo nella sua promessa di restituire il favore che Hillary fece a lui quando nel 2008 fu sconfitta nelle primarie ma andò in giro per l'America a fare campagna per lui, conquistandogli il voto delle donne.
Insieme al suo vice, il popolarissimo Joe Biden, e a Tim Kaine, il vice scelto da Hillary, la serata era dedicata al tema della leadership, alla solidità e affidabilità della prima donna candidata alla Casa Bianca. Obama aveva già nella giornata concesso un'intervista in cui aveva commentato le violazioni del sistema informatico del comitato del partito democratico, che nei giorni scorsi hanno creato uno scandalo che è costato la testa alla deputata Debbie Wasserman Schultz. Si sospetta – ha confermato Obama - che la pirateria cibernetica sia di marca russa, e che siano stati i russi a passare quelle mail imbarazzanti al sito Wikileaks. A sua volta il fondatore del sito, Julian Assange, ha detto in un'intervista alla tv inglese Itv di aver aspettato a metterle in rete «per causare il massimo danno a Hillary Clinton».
Dopo che Obama ha ammesso sospetti sui russi, anche Trump si è espresso sulla questione, con parole che hanno causato sconcerto. Il candidato repubblicano ha esortato i pirati cibernetici e il governo di Mosca a cercare altre mail, quelle che Hillary aveva scritto da segretario di Stato e che ha poi cancellato sostenendo che contenevano comunicazioni private: «Russia, se siete in ascolto, spero che voi ritroviate le 30mila mail sparite della Clinton». Ha indignato molti che Trump invitasse un Paese straniero a interferire nelle comunicazioni riservate di un altro politico americano. E difatti anche lo speaker della Camera, Paul Ryan, la voce più autorevole del partito repubblicano, ha reagito ricordando che «Putin è una minaccia mondiale», e «deve smettere di intromettersi nella politica Usa».
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