Renzi contro Raggi: svolta 5S? affidare i rifiuti a Mafia capitale

Lunedì 3 Ottobre 2016
ROMA - Lo scontro è a distanza, in una prima domenica di ottobre dalla temperatura politica ancora molto elevata. Ma, dalla “cattedra” della scuola di formazione del Pd, Matteo Renzi la lezione prova a darla a Virginia Raggi che, dopo aver rattoppato la sua giunta, è adesso impelagata nel caso di Paola Muraro. L'assessora all'ambiente è indagata dalla Procura di Roma per reati ambientali e poi per abuso d'ufficio, assieme all'ex direttore generale Ama Giovanni Fiscon, uno degli imputati del processo Mafia Capitale. Per la responsabile capitolina dei rifiuti la gran parte del Movimento 5 Stelle (e dello stesso esecutivo capitolino) chiede l'allontanamento dalla sala delle Bandiere. Un addio che potrebbe arrivare in settimana nonostante le resistenze della stessa Raggi, che però ha già pronto un piano B per il dopo-Muraro.
La prima stoccata arriva dall'ex primo cittadino di Firenze: «In fondo la svolta della Raggi è dare la gestione dei rifiuti a un donna collegata totalmente a Mafia Capitale, a quelli che c'erano prima - attacca il premier - pensate che avrebbero detto se Muraro fosse del Pd?». Secondo Renzi nel Movimento 5 Stelle «c'è una doppia morale» sulla giustizia «che fa ridere i polli». La foto della sindaca sul tetto del Campidoglio? «Mi suscita simpatia, è una boccata d'aria fresca, non dobbiamo fare polemica su questo - sottolinea il leader del Pd - Il problema non è quello che la Raggi fa sul tetto, è quello che fa quando scende».
Passano poche ore e la sindaca replica su Twitter. «Affari con Mafia Capitale? Mica siamo il Pd. I cittadini sanno che quel sistema l'hanno creato loro. Noi lo combattiamo». Da un social all'altro, la Raggi va poi su Facebook, con un post preceduto dall'immagine di una piovra sulla capitale e la scritta “Fuori la mafia da Roma”: «Attendiamo ancora di sapere cosa ha fatto (Renzi) con i fondi delle cene elettorali con Buzzi - scrive l'inquilina di Palazzo Senatorio - Il Pd non crederà mica che l'abbiamo dimenticato?». La sfida è a tutto campo: «Renzi la butta in caciara», dice Luigi Di Maio. «È in difficoltà, specie dopo le bacchettate di Napolitano sull'Italicum, e accusa noi di accordi per Mafia Capitale - sostiene il vice presidente della Camera - Si dimentica che Mafia Capitale sono loro del Pd». Replica il senatore Pd Stefano Esposito: «L'imbarazzo della Raggi sulla Muraro è evidente, ma è costretta a difenderla ad oltranza perché è l'asse portante della sua alleanza con gli alemanniani, con Panzironi, Cerroni e con i poteri forti».
In caso di addio alla Muraro, la sindaca si troverebbe nella situazione di dover trovare un nuovo responsabile dell'ambiente e con appena tre donne nell'esecutivo su nove assessori: e proprio oggi saranno presentati i ricorsi al Tar di Roberto Giachetti e di Sel per violazione del principio dell'equilibrio di genere in giunta, sancito dallo Statuto di Roma Capitale. La questione sarà affrontata in una riunione informale della giunta, tra domani e mercoledì, che si trasformerà in una resa dei conti sul caso-Muraro. Con alcuni assessori, da Paolo Berdini a Flavia Marzano, che non mancano di manifestare le loro perplessità sulla vicenda. Il piano B della sindaca della Capitale sarebbe quello di spacchettare una delega attualmente in capo al vicesindaco Daniele Frongia, affidandola a una donna, oppure di assegnare alla nuova assessora una delega all'ambiente “depotenziata”. L'interim dei rifiuti andrebbe quindi a Massimo Colomban, l'imprenditore veneto scelto per portare a termine la riforma delle aziende partecipate, almeno fino alla scelta del nuovo assessore.
Polemica con i grillini a parte, ieri il presidente del Consiglio è tornato come ogni giorno sulle riforme costituzionali: «Nei prossimi due mesi ci giochiamo i prossimi vent'anni - ha detto alla scuola di formazione dei giovani Pd - È una sfida pazzesca, una partita chiave, molto più grande del futuro mio e del mio governo». E per togliere ogni dubbio ha aggiunto: «La partita delle riforme deve essere giocata adesso perché non capiterà un'altra occasione».
Intanto, sul fronte del dibattito sulle modifiche all'Italicum, in attesa che Renzi formalizzi una proposta concreta, s'inseguono le indiscrezioni. C'è chi ipotizza che il governo sarebbe pronto a presentare un testo in Parlamento già dopo la prossima direzione del Pd prevista per lunedì 10 ottobre. Tutto allo scopo di allentare la pressione della sinistra interna in modo da presentarsi il più possibile uniti il 4 dicembre a favore del Sì.
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