Referendum Ora Napolitano critica Renzi

Domenica 2 Ottobre 2016
Ci mette la faccia, orecchie comprese, il presidente del Consiglio che avverte la tirata dei lobi ad opera ancora una volta dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che lo rampogna per aver legato il destino del governo al referendum costituzionale: «Non si è partiti bene - ha sostenuto ieri mattina Napolitano parlando ai giovani di ClasseDem - si sono commessi molti errori che hanno facilitato la campagna del no».
Errori che Matteo Renzi ammette - a cominciare dall'eccessiva personalizzazione - anche se resta convinto che i due mesi che mancano alla consultazione porteranno prima o poi a parlare anche dei contenuti della riforma costituzionale. Sul merito della riforma costituzionale che taglia oltre duecento senatori, il Cnel e ridimensiona le regioni, il premier ha dato il meglio di sè venerdì sera nel confronto in diretta tv su La7 con il leader dei comitati per il “no”, Gustavo Zagrebelsky, il quale - da buon politico e forse meno da ex presidente della Consulta - per oltre due ore ha teorizzato che prima di fare le riforme occorre cambiare i partiti e che comunque stare cinque anni con lo stesso governo significa stare più o meno sotto dittatura. Nel merito della riforma e della disponibilità del premier di voler cambiare la legge elettorale è entrato poco il professore di diritto costituzionale. Così come sembra volerci entrare ancora meno la sinistra interna al Pd interessata più a far perdere il referendum costituzionale al presidente del Consiglio, che al destino dell'Italicum. La prima voce contraria alle aperture del premier è quella del presidente dell'Anpi Carlo Smuraglia: «E' uno spot», una «dichiarazione propagandistica per ottenere voti dalla minoranza Pd o da altri». Ed infatti la sinistra del Pd non ci “casca”. Gianni Cuperlo boccia la disponibilità a spostare il premio di maggioranza dal partito alla coalizione proposto dal ministro Dario Franceschini mentre Miguel Gotor chiede di levare «il doping del ballottaggio». Il fronte dei contrari all'Italicum si arricchisce, ovviamente, anche del M5S e dei partiti di centrodestra. I grillini hanno presentato una loro proposta alternativa, di fatto una sorta di proporzionale puro, mentre Forza Italia non intende discutere di legge elettorale prima del voto.
Malgrado resti convinto della bontà dell'Italicum e che nulla c'entri con la riforma costituzionale, Renzi è comunque pronto a presentare una proposta alternativa di legge elettorale in grado di raccogliere le obiezioni interne alla maggioranza e di assicurare però governabilità al Paese. Un modo per evitare che da noi si ripeta presto ciò che sta accadendo in Spagna dove sono senza governo da mesi e pronti ad andare alle urne per la terza volta nel giro di un anno. Sì, quindi al premio di coalizione, via il ballottaggio e i capilista bloccati. Basterà? Probabilmente no visto che l'obiettivo della sinistra interna al Pd - esplicitato più chiaramente da Massimo D'Alema - non è cambiare la legge elettorale ma mandare definitivamente in soffitta la riforma costituzionale in modo da lasciare fermo l'attuale sistema per i prossimi anni e mantenersi intatte le poltrone al Senato così come al Cnel.
Un sistema che Renzi definisce «impantanato» in un Paese di fatto bloccato e in buona parte impaurito dal timore di una progressiva perdita di posizioni sociali ed economiche. L'occasione di un confronto interno al Pd potrebbe essere la riunione della direzione del partito che si potrebbe tenere lunedì 10. In quella occasione il segretario potrebbe arrivare con una proposta organica di riforma da incardinare in Parlamento. Ricompattare il Pd non è però cosa facile soprattutto se gli obiettivi politici sono diversi, ma Renzi vuol vedere le carte dei suoi oppositori interni e si prepara da elaborare una proposta che riassuma le sei diverse proposte di legge elettorale emerse nel Pd nelle ultime settimane. Ciò che il segretario del Pd non accetta è l'idea che si debba modificare l'Italicum perché, grazie anche alla riforma costituzionale, aumenterebbero i poteri del premier. Un punto che l'altra sera, nel corso del duello su La7, anche Zagrebelsky, ha dovuto alla fine dare per inesistente.
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