Raggi incassa un altro no Grillo: su Roma tutti zitti

Mercoledì 28 Settembre 2016 di Tutino rifiuta di fare l'assessore al Bilancio: «Sotto attacco per beghe politiche e falsità, impossibile lavorare». E il leader del M5S impone il silenzio ai suoi
Salta anche Salvatore Tutino. Il consigliere della Corte dei conti che Virginia Raggi aveva di fatto scelto come assessore al Bilancio, tanto che altri componenti della giunta si erano sbilanciati dicendo «sì, è lui il prescelto», se ne va sbattendo la porta. Stanco di essere sulla graticola e di essere il bersaglio di critiche e polemiche del Movimento 5 Stelle romano, ieri ha spiegato: «Non posso accettare accuse totalmente infondate e prive di ogni elemento di verità. Avevo dato la mia disponibilità consapevole delle difficoltà e dei rischi che l'impegno avrebbe comportato. Ma pensavo a difficoltà legate all'impegnativo lavoro che mi sarei trovato ad affrontare come assessore al bilancio della Capitale». Invece... «Invece sono diventato oggetto di una contesa in cui, più che i curricula, contano le illazioni e dove le falsità e le beghe di una certa politica fanno aggio su professionalità e impegno. Gli attacchi, del tutto ingiustificati, da parte di esponenti della forza politica che dovrà sostenere le scelte della giunta, minano alla base ogni possibilità di un proficuo lavoro. Perciò, nel ringraziare la sindaca per la considerazione, ritiro la mia disponibilità a fare l'assessore al bilancio». Le dure parole di Tutino ora rendono ancora più complicato per la Raggi trovare un assessore al bilancio, perché è come se il consigliere della Corte dei conti spiegasse agli altri candidati: occhio, perché la sindaca non ha copertura politica nel Movimento 5 Stelle, se accetterete finirete nel frullatore delle accuse dei big pentastellati. Per questo motivo ieri Grillo, dopo avere ricevuto una telefonata dalla Raggi, ha scritto il tweet in cui chiede a tutti di non rilasciare interviste sul caso Roma. «Ma le parole di Tutino - raccontano dentro il Movimento - sono un avvertimento pesante, a questo punto candidati di spessore difficilmente accetteranno, ci si dovrà affidare a qualche Carneade». Tutto questo avviene mentre il Campidoglio, come è ovvio senza assessore al Bilancio, è paralizzato e nessuno sta scrivendo la manovra 2017 che deve passare in giunta entro metà ottobre per approvarla entro il 31 dicembre. Ma come è maturato questo passo falso? Va ricordato che i buchi nell'acqua sono stati numerosi, basti ricordare l'offerta iniziale poi ritirata a un'altra giudice della Corte dei conti, Daniela Morgante; la nomina finita malissimo di Marcello Minenna che il primo settembre se ne è andato sbattendo la porta; l'atto di nomina firmato dalla Raggi il 7 settembre del magistrato contabile in pensione Raffaele De Dominicis, licenziato il giorno dopo via Facebook dalla sindaca. Ecco, proprio dall'8 settembre, dal post che affonda De Dominicis, bisogna partire. La Raggi ricomincia le audizioni e, anche grazie alla mediazione del suo capo segreteria Andrea Mazzillo il cui padre è un giudicie della corte dei conti in pensione, convoca Tutino. Lui si presenta dopo tre ore e già questa disponibilità fa un buona impressione, così come la preparazione di Tutino convince gli altri assessori che partecipano all'audizione. «Eravamo tutti convinti che fosse la persona giusta», confida un assessore. La Raggi va avanti, e incontra altri quattordici candidati, ad esempio ci sono il generale della finanza Ugo Marchetti e l'economista Nino Galloni. Ma la settimana scorsa c'è stata la scelta: Tutino è l'uomo giusto. Viene preparata la mail per chiedere alla Corte dei conti il distacco, ma poi escono interviste parlamentari M5S che definirono Tutino «esponente della casta».
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