Racconta qualche ministro che a un certo punto, narrando della sua visita ad Amatrice,

Venerdì 26 Agosto 2016
Racconta qualche ministro che a un certo punto, narrando della sua visita ad Amatrice, della bimba strappata dalle macerie, la voce di Matteo Renzi si sia incrinata. Qualcuno giura di aver visto sul volto del premier perfino una lacrima. Ma non è la commozione di Renzi, il suo mostrare anche in conferenza stampa il suo tasso di umanità, la principale notizia della riunione del governo dedicata al sisma. «L'immane disastro», è l'occasione per il premier anche per compiere una svolta. Forse un'inversione di marcia.
Renzi, cogliendo l'afflato unitario che percorre il Paese scosso dalle immagini di devastazione e morte ad Amatrice, Accumoli, Arcuata, decide di cavalcarlo. Compie un cambio di passo e di approccio, molto utile anche in vista del referendum di novembre. Prova a disegnare per sé quasi un ruolo di leader super-partes. Probabilmente nel tentativo di superare l'ostilità di una parte dell'opinione pubblica. Del resto proprio ieri il "Giornale" della famiglia Berlusconi gli ha offerto un assist: «Forza italiani, forza Renzi. Dobbiamo restare uniti».
Così il premier, in conferenza stampa e prima nella riunione con i ministri, invita a «superare le divisioni politiche». Invoca «l'unità del Paese». Riscopre perfino la concertazione, aborrita fin qui: «So che vi sorprenderò, ma per mettere giù il progetto per "Casa Italia" voglio coinvolgere anche i sindacati, i soggetti sociali, il mondo ambientalista».
Ma c'è di più. C'è che il piano che ha in mente il premier «va oltre alla questione terremoti e alla prevenzione». Va al di là della ricostruzione con criteri anti-sismici «degli antichi borghi da cui non verrà sradicato nessuno». Parlando con i suoi ministri, Renzi dice che «è necessario avere una visione complessiva e organica» di sviluppo, dove c'è dentro «la messa in sicurezza degli edifici nelle zone sismiche, ma anche la banda larga, le strade, le ferrovie». Insomma, Renzi prova a ripartire dal terremoto «e dall'immane dolore» per tentare di «unire l'Italia e gli italiani». E per cercare di far ripartire la crescita, utilizzando fondi slegati dal patto di stabilità e (dunque) dai vincoli di bilancio europei.
Il premier vuole fare in fretta. Perchè ai terremotati va «restituita la casa al più presto». Perché il referendum di novembre è ormai dietro l'angolo. «Nei prossimi 15 giorni cercherò di incontrare nel modo più condiviso possibile tutti coloro che hanno un ruolo su questo tema». E gran parte di questi sono suoi nemici giurati e, di riflesso, nemici della riforma costituzionale. Renzi sa che le prime fasi della ricostruzione saranno decisive. Tant'è, che ai ministri dice: «Sarò presente sui luoghi del sisma anche quando sui giornali non si scriverà più una riga, quando nelle tv non scorreranno più queste tremende immagini. Anzi, a quel punto intensificherò la mia presenza». Il primo step, però, è garantire «assistenza adeguata» alle popolazioni colpite dal terremoto. E dare seguito all'impegno a farle tornare nelle proprie case.
Un mantra intonato durante la riunione del governo anche da Dario Franceschini: «I Comuni colpiti ci chiedono una ricostruzione dei borghi storici che sia fedele all'immagine che nei secoli questi centri hanno conservato, credo che sia una sfida che va raccolta».
A.G.

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