Pier Carlo Padoan si dice fiducioso sull'esito del referendum costituzionale. Ma

Sabato 8 Ottobre 2016
Pier Carlo Padoan si dice fiducioso sull'esito del referendum costituzionale. Ma da Washington, dove è volato per i lavori autunnali del Fondo Monetario Internazionale, il ministro avverte che anche in caso di esito negativo, ossia di una vittoria del No, le riforme del governo (e dunque anche il governo) andranno avanti. La vittoria del Sì, secondo il ministro, sarebbe comunque una «opportunità» che permetterebbe al Paese di accelerare il processo. Parlando ai microfoni di Bloomberg, Padoan si è anche detto «convinto» che la crescita «riprenderà velocità in Italia». Anzi. Ha spiegato che oggi l'Italia è un vagone in mezzo al treno della crescita in Europa, ma, secondo il ministro, può arrivare in testa. Un concetto che qualche tempo fa aveva espresso anche il Presidente del consiglio Matteo Renzi. La professione di fede nei confronti dell'andamento dell'economia, arriva del resto nel giorno in cui il Tesoro ha inviato all'Ufficio Parlamentare di bilancio un documento con informazioni aggiuntive che dovrebbero servire a convincere l'authority guidata da Giuseppe Pisauro che, effettivamente, il prossimo anno il Prodotto interno lordo italiano potrà crescere dell'1% nonostante il parere (contrario) di molti previsori internazionali. Un documento nel quale vengono indicati più nel dettaglio gli investimenti pubblici che il governo intende mettere in campo e i meccanismi con i quali vuole attivare quelli privati: dai super ammortamenti, alla ricostruzione post terremoto, agli eco incentivi. Intanto da Bruxelles arriva qualche frenata sull'apertura sulla flessibilità da parte della Commissione data per acquisita dopo le parole del commissario Pierre Moscovici. Fonti Ue fanno sapere che le decisioni saranno prese dopo il 17 ottobre, quando l'Italia avrà presentato il suo progetto di bilancio. E la strada non è in discesa, visto che Bruxelles chiede il rispetto dell'impegno assunto da Padoan solo qualche mese fa, di un deficit per il 2017 all'1,8% contro il 2% indicato nella Nota di aggiornamento del Def. L'altro tema di rilievo affrontato Oltreoceano dal ministro, è quello dello stato di salute delle banche italiane. Ma anche di quelle europee, a partire da Deutsche. «Non ritengo ci saranno ulteriori difficoltà» per il sistema bancario italiano, ha spiegato il ministro. «È solido», ha detto, «ci sono pochi casi critici». Non solo. Parlando dei crediti in sofferenza, i cosiddetti «Npl», i non performing loans, Padoan ha voluto sottolineare che «sono molti, ma non tanti quanti ne leggo in giro. Nel tempo», ha aggiunto, «torneranno a livelli più normali, anche con l'attuazione delle nuove regole». E a chi gli chiedeva del bail in, Padoan ha risposto di non prevedere «nessuna operazione di bail in nelle banche italiane».
Intanto qualche buona notizia dall'Ue arriva. Bruxelles ha detto sì a un'estensione del processo di vendita delle quattro banche dopo che la scadenza 30 settembre è stata superata senza arrivare ad una soluzione. Una decisione che era ampiamente attesa e che, in qualche modo, tenta di superare lo stallo in atto sulle trattative in corso.
Il governatore della Bce Mario Draghi, intanto, ha ribadito che il quantitative easing andrà avanti fino alla fine di marzo 2017 e oltre se lo riterrà opportuno. Conferma infine del rating da parte di Moody's per l'Italia.
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