Nonostante il vertice a tre di Berlino, malgrado la crisi di panico sui mercati

Martedì 28 Giugno 2016
Nonostante il vertice a tre di Berlino, malgrado la crisi di panico sui mercati a livello globale, al primo Consiglio europeo dopo la Brexit i governi dell'Unione si presentano divisi sulla strategia per tentare di affrontare la sfida dell'uscita del Regno Unito. L'unica certezza in vista della riunione dei capi di Stato e di governo di oggi e domani a Bruxelles è che le procedure per la separazione saranno lunghe. Il premier britannico, Cameron, ha ribadito che non intende attivare formalmente l'articolo 50 del trattato, che farebbe scattare il conto alla rovescia della Brexit. La pressione della Commissione Juncker e di altri partner non è servita: «non chiederemo l'articolo 50», ha detto Cameron alla Camera dei Comuni.
Le procedure di divorzio non scatteranno prima dell'insediamento di un nuovo governo a Londra e saranno gestite dal successore di Cameron. «Nessun negoziato senza notifica», dicono diverse fonti. Ma, se la Francia e l'Italia insistono sulla necessità di andare in fretta verso la Brexit, alcuni governi sperano che Londra alla fine rinunci ad andarsene. «Non subito, ma quando i britannici vedranno le conseguenze della Brexit, un futuro governo potrebbe chiedere ai suoi cittadini di confermare la Brexit», spiega un diplomatico di un paese dell'Est: «la porta dell'Ue deve restare aperta al Regno Unito». I paesi più piccoli sono irritati per l'incontro a tre di Berlino. Come sempre nei Vertici europei a 28, toccherà alla cancelliera Angela Merkel cercare di fare una sintesi tra le diverse posizioni. Oltre a Francia, Italia e Commissione, anche il Belgio, il Lussemburgo e l'Europarlamento chiedono un divorzio rapido. Escludendo Londra dal mercato interno con gravi danni per l'economia britannica, la speranza è di arginare il pericolo di un effetto domino, con altri paesi pronti a partire. In gioco di sono anche interessi nazionali.
La Francia spera che Parigi sostituisca Londra come capitale finanziaria della zona euro. Il Belgio è pronto ad accogliere multinazionali con sede nel Regno Unito. Il Lussemburgo intende aprire le porte ai fondi speculativi britannici. L'Italia punta ad aumentare il suo peso politico nell'Ue. Ma i paesi dell'Est e del Nord, per ragioni economiche e di sicurezza, non vogliono una rottura definitiva con Londra. La Germania si è mostrata più prudente della coppia franco-italiana, perché teme che la Brexit si trasformi in un boomerang per l'Ue, la sua sicurezza e la sua economia.
Dopo un incontro con Juncker e l'alto rappresentante Federica Mogherini, il segretario di Stato americano, John Kerry, ha chiesto di «non perdere la testa» e «evitare tentazioni di vendetta». Sintomo che la posta in gioco è altissima, al Consiglio europeo parteciperanno anche il presidente della Bce, Mario Draghi, e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Aldilà della velocità della Brexit, l'Ue è divisa anche sulla risposta per rilanciare il progetto di integrazione. La dichiarazione di Berlino rinvia le discussioni su sicurezza, economia e giovani a settembre. Le banche sono sempre più sotto pressione, ma la Germania si oppone a fare passi avanti sulla garanzia europea sui depositi senza una riduzione dei rischi con un tetto ai titoli di Stato detenuti dalle banche. Mogherini presenterà la nuova Global Strategy per la politica estera dell'Ue, che dovrebbe contenere alcune proposte per rafforzare la cooperazione militare europea.
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