Non più Fontego ma "Fondaco", la nota stonata per i veneziani. Il

Domenica 2 Ottobre 2016
Non più Fontego ma "Fondaco", la nota stonata per i veneziani. Il nuovo polo del lusso del gruppo Dfs ieri ha incantato i visitatori: il centro commerciale dedicato al turismo d'élite racchiude boutique griffate ma anche spazi dedicati all'artigianato locale ed esposizioni culturali. Peccato però che il nuovo nome del palazzo non sia gradito ai cittadini, un po' com'era accaduto con i restauri ai "nizioleti" della città, e ieri più di qualcuno ha fatto notare come quell'italianizzazione snaturi la storia di Venezia e dei suoi palazzi storici. «Ci svendiamo anche il dialetto? - si chiede Alvise Grespi, 40 anni, veneziano, e della stessa opinione è Michela Pomiato, 38 anni: «Chiamare il centro commerciale "T Fondaco dei Tedeschi" significa cambiare inevitabilmente il nome dell'edificio che a Venezia è Fontego, non Fondaco. Il restauro ha mantenuto molto dell'impronta storica della struttura, e così avrebbe dovuto essere anche per il nome».
Nome a parte, per il resto il palazzo è piaciuto, anche agli ex commercianti che per colpa della crisi e dei tempi che cambiano, hanno chiuso le attività locali. Ieri sull'altana c'erano i veneziani Elio Padovan e la moglie Stefania Cosma, che hanno chiuso un negozio di abbigliamento a San Lio lo scorso anno, e dagli anni '80 fino al 2003 hanno tenuto una boutique sotto la Torre dell'orologio in Piazza San Marco. «Non è vero che questo palazzo non è per i veneziani, sicuramente non è per i "poveri" - spiega Padovan - ma è di richiamo internazionale e tutti possono accedervi». A fargli eco la moglie Stefania: «È stato sistemato e restituito a Venezia un palazzo che stava cadendo. Era triste passare a fianco dello stabile, all'esterno, e vedere le finestre rotte e lo stato d'abbandono. Un intervento così doveva esser fatto anche prima». I due veneziani ricordano bene l'epoca in cui l'edificio era adibito alle poste. A poca distanza dai veneziani, due turisti tedeschi che da 13 anni vengono in visita a Venezia tutti gli anni, Evi Thanheiser e Christian Schwarz a cui il palazzo è subito piaciuto: «Soprattutto la vista dalla terrazza sulla città - affermano i due - con la nebbia di questa mattina (ieri per chi legge, ndr) la vista di Venezia con la nebbia è meravigliosa». Soddisfatto anche Alessandro Doria, lidense, 55 anni, accompagnato dal suo golden retriever. «Speriamo che si possa entrare sempre con gli animali - afferma il veneziano - fa un po' tristezza pensare che in un certo senso il palazzo ora non appartiene più alla vita della città come prima». C'è chi si lascia tentare da profumi costosi o gioielli brillanti, ma anche dai vini pregiati al piano terra: «I prezzi di alcuni prodotti enogastronomici sono accessibili - spiega Paolo Frigo - io, ad esempio, ho comprato dei biscotti e della cioccolata per i miei figli e ho speso poco più del supermercato». Con lui l'amico Roberto Dal Dosso: «Io sono appassionato di vini e ho appena terminato la "visita guidata" per gli esperti del settore, ho «puntato» alcune bottiglie di Barolo pregiato ma ce ne sono per tutti i gusti, fino ai 2mila euro». L'entusiasmo per la nuova apertura arriva soprattutto dal mondo femminile e ieri un gruppetto di giovani si scattavano i selfie con i cellulari davanti alla porta che si affaccia sul Canal Grande a poca distanza dal ponte di Rialto. «Ci ricorda un po' la Rinascente - spiegano Elisa e Michela, padovane - un posto dove chi ha la possibilità di spendere entra e compra tutto quello che può senza doversi spostare troppo e avendo poco tempo a disposizione, come quel gruppo di turisti con la guida (indicando il gruppetto di orientali) oppure i crocieristi».
Giorgia Pradolin

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