Non ci saranno conseguenze, almeno per ora, eppure si coglie la preoccupazione nelle

Martedì 27 Settembre 2016
Non ci saranno conseguenze, almeno per ora, eppure si coglie la preoccupazione nelle reazioni al referendum di domenica, con cui il Ticino ha detto ‘sì' per porre un freno ai frontalieri, che in questo cantone sono nella quasi totalità italiani. Il ministro degli Esteri di Roma, Paolo Gentiloni, ha avuto ieri un colloquio telefonico con il suo omologo svizzero, Didier Burkhalter, il quale ha confermato che il referendum non avrà conseguenze immediate sui lavoratori frontalieri italiani e che la normativa sui lavoratori stranieri è attualmente all'esame del Parlamento nazionale. Il capo della Farnesina, riferisce il comunicato, ha ribadito che ogni discriminazione nei confronti dei nostri frontalieri sarebbe un impedimento all'intesa tra UE e Svizzera. Il voto di due giorni fa è una partita tutta interna alla Svizzera, che potrebbe avere conseguenze non soltanto in Italia ma anche nel resto d'Europa. Con questa consultazione il Ticino ha voluto mostrare a Berna il suo malessere per l'immobilità seguita al referendum del 9 febbraio del 2014, con cui la Svizzera, seppure di misura, ha detto ‘sì' alla limitazione dell'immigrazione di massa. Non essendoci ancora state conseguenze dirette per quel referendum, perché sono ancora in corso i negoziati con Bruxelles, il Ticino ha deciso di farsi la sua consultazione popolare, sebbene anche questa non avrà conseguenze pratiche, poiché la politica del mercato del lavoro viene decisa al livello federale e non cantonale. E non c'è soltanto l'Italia. La consultazione ticinese interessa inevitabilmente anche l'Unione europea. Il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, ha messo in guardia che il risultato di domenica “non renderà affatto più facili i colloqui, che già sono complicati”. Il riferimento è a quelli in corso tra Bruxelles e Berna, impegnate “in intensi colloqui da mesi, per trovare una soluzione” su come implementare i rapporti alla luce del risultato del voto del 2014 contro l'immigrazione di massa. “Il presidente Jean Claude Juncker – ha dichiarato Schinas – ha più volte chiarito che le quattro libertà fondamentali del mercato unico sono inseparabili, cosa che nel contesto svizzero significa che la libertà di circolazione dei lavoratori è fondamentale”. Persone, beni, servizi e capitali, queste le quattro libertà di circolazione, che vanno accettate senza escluderne una sulle altre: è questo il punto su cui Bruxelles non intende cedere, con la Svizzera. Ed è poi lo stesso punto su cui non intende cedere con la Gran Bretagna, che con la Brexit dovrà rinegoziare i suoi rapporti con l'Unione europea e vuole anch'essa fermare l'immigrazione anche dall'Europa. Il presidente del Consiglio di Stato del Ticino, Paolo Beltraminelli, ha ribadito che “nell'immediato non cambia nulla”, sottolineando che “è stato iscritto un principio costituzionale da concretizzare in una legge”. Beltraminelli la prossima settimana si incontrerà con il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, quella da cui parte il maggior numero degli oltre 62.000 frontalieri che ogni giorno si recano in Ticino per lavorare. Ma non tutti oltreconfine vedono bene il risultato di domenica, temendo che senza frontalieri l'economia del cantone si fermerà. Il volume di affari tra Lombardia e Svizzera, ha ricordato proprio ieri la Camera di Commercio di Milano, vale 11 miliardi di euro, oltre un terzo di quello nazionale (Italia-Svizzera) che è di 30 miliardi di euro.
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