Né Isis, né neonazi, e neppure i profughi: la strage di Monaco in un centro

Domenica 24 Luglio 2016
Né Isis, né neonazi, e neppure i profughi: la strage di Monaco in un centro commerciale è opera di un folle. Di un diciottenne tedesco-iraniano psicolabile, complessato e depresso, che a scuola andava male, era stato mobbizzato e voleva vendicarsi. Un ragazzo qualsiasi, sconosciuto alla polizia, senza precedenti tranne una cartella clinica per cure psichiatriche, ha tenuto in scacco per oltre otto ore il capoluogo dell'orgogliosa Baviera e tutta la Germania col fiato sospeso. Nella confusione degli eventi, sono circolate venerdì sera le ipotesi più disparate. Un attentato terroristico di un cane sciolto auto-radicalizzatosi, come il profugo 17enne autore dell'assalto con accetta e coltello in un treno, lunedì, a Würzburg, in Baviera. Oppure un attentato ad opera di terroristi, o anche di neonazisti xenofobi. Molte le voci e testimonianze circolate: chi avrebbe descritto i presunti autori come arabi e sentito urlare ‘Allah Akbar', e chi era convinto si trattasse di tedeschi con accento bavarese.
Adesso è chiaro: l'attentatore, suicidatosi dopo avere ucciso nove persone per lo più giovani (5 le vittime minorenni di cui tre ragazze), era Ali David Sonboly, 18 anni, passaporto tedesco e iraniano, nato in Germania da genitori iraniani arrivati negli anni '90, residente nella Dachauer Strasse 69, a casa dei genitori al quinto piano di una palazzina di sei, a due passi dall'Olympia Center dove ha compiuto la strage. Il padre, Masoud Sonboly, è tassista, la madre commessa in un grande magazzino della catena Karstadt. Per i vicini era un tipo gentile, “un ragazzo tranquillo, perbene, non l'ho mai visto arrabbiato”, anche il padre era gentile e salutava sempre, dice uno di loro, “la famiglia non ha mai creato problemi”.
Da documenti sequestrati durante la perquisizione dell'appartamento, emerge che Ali Sonboly era fissato coi videogiochi di guerra – secondo Bild era registrato a piattaforme violente come Steam con account tipo ‘Psycho', ‘Bis ich keinen Sinn mehr sehe' (fino a che non vedo più senso), “Wir spielen diesen Spiel bis zum Tod' (giochiamo questo gioco fino alla morte) e ‘Godlike' – e venerava Tim Kretschmer, il ragazzino tedesco di 17 anni che nel 2009, in tuta mimetica e fucile automatico in braccio, entrò in una scuola a Winnenden, 20 km da Stoccarda, e trucidò 16 studenti e professori per poi suicidarsi. Forse, per Sonboly, un modello.
Inoltre per il suo proposito omicida, aveva scelto, e forse non è un caso, proprio l'anniversario del massacro del norvegese Anders Breivik a Oslo e Utoya il 20 luglio 2011 (77 le persone freddate a colpi di mitra). Secondo un ex compagno di classe, avrebbe però giurato sempre che avrebbe “ucciso” i bulli che lo avevano tormentato a scuola. “Di gesti folli l'attentatore si è molto interessato”, anche qui è stato il gesto di un folle, ha detto il presidente della polizia di Monaco, Hubertus Andrä precisando che ha agito da solo e che i profughi non c'entrano affatto. A scuola aveva dei problemi, era stato bocciato a un esame. Secondo il procuratore capo Thomas Steinkraus-Koch, soffriva anche di una malattia “di tipo depressivo”. L'arma della strage era una calibro 9 con matricola abrasa, ovvero illegale. Nel suo zaino 300 proiettili.
La sera della strage è circolato un video girato da due testimoni che riprende, attimi prima che cominciasse a sparare, l'attentatore sulla terrazza di un garage in uno scambio verbale, pieno di parolacce, con due tedeschi. “Sono stato mobbizzato per sette anni da gente come voi, adesso mi compro una pistola e vi faccio fuori”, dice Sonboly. “Bisognerebbe tagliarti il cranio, testa di c….”, replica uno dei due. “Turchi di merda”, dice l'altro, cui il primo si associa ribadendo il concetto e dandogli del “figlio di puttana”. Al che quello replica “sono tedesco”, “sono nato qui” e precisa che viveva dove abitano quelli di Hartz-IV (i sussidi minimi) e di essere stato “in terapia a Giesing”. Segue sequela di insulti e un ultimo scambio: “vai al manicomio, testa di c…”, “io non ho fatto niente, chiudi il becco”, replica Sonboly. Seguono parolacce di rimando, poi gli spari e i due tedeschi fuggono a ripararsi. La sparatoria è cominciata in un McDonald's poi è proseguita nell'Olympia Center. Per fare accorrere giovani nel fastfood Sonboly aveva anche postato un annuncio su facebook. Era finito pure in uno scambio a fuoco con una volante in civile, tanto che la polizia all'inizio non era sicura se fosse stato ucciso o, come poi confermato, si fosse suicidato. Il suo corpo è stato poi trovato in una strada a circa un km dal centro commerciale.
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