Marzio Favero, sindaco di Montebelluna, nella Lega è conosciuto come «il

Giovedì 13 Ottobre 2016
Marzio Favero, sindaco di Montebelluna, nella Lega è conosciuto come «il filosofo», avendo insegnato a lungo filosofia al liceo prima di dedicarsi alla vita politica. È un militante storico, dal cervello fino, e non facile a farsi trasportare dall'emozione. Ed è lui che, in un momento particolarmente delicato, tenta di portare un po' di sangue freddo all'interno di un Carroccio in fibrillazione. I casi dei sindaci leghisti che rompono il fronte del «no» ai matrimoni gay hanno alzato le tensioni e armato i falchi dall'espulsione facile. Favaro tenta di disinnescare un conflitto interno dalle conseguenze imprevedibili.
Sindaco, nella Lega cresce l'ala di chi vorrebbe espellere i sindaci che celebrano i matrimoni gay.
«Invito tutti a un attimo di riflessione. Per prima cosa facciamo chiarezza sui termini, che molte volte vengono utilizzati anche dai media per sollevare polveroni. Il matrimonio è una cosa, l'unione un'altra».
La Lega difende il matrimonio tra uomo e donna.
«Appunto. Anch'io. Da questo punto di vista sono tradizionalista anche se non mi considero tale. Il matrimonio è una cerimonia che racchiude una tradizione, un simbolo e che nella sua stessa radice ha la promessa della procreazione. Cosa, ovviamente, impossibile tra persone dello stesso sesso. E questo principio va difeso. Le unioni invece sono solo contratti civili e burocratici. E poi per difendere il matrimonio servirebbe altro».
Cosa servirebbe?
«Per prima cosa ammettere che le coppie che divorziano sono ormai più di quelle che si sposano. Allora bisognerebbe pensare a come sostenere queste famiglie più che a combattere le unioni. Che, comunque, non sono matrimoni».
Ma oggi vengono messi in discussione i sindaci che celebrano queste «unioni», che comunque anche i leghisti definiscono «matrimoni».
«In quanto contratti, queste unioni dovrebbero essere firmate solo da tecnici e funzionari».
E se qualche sindaco invece ci tiene a celebrare questa unione, ormai diventata un rito civile a tutti gli effetti?
«La Lega difende un valore, quello del matrimonio. Poi la realtà che i sindaci si trovano ad affrontare è complessa, vanno capiti».
In molti invece vorrebbero espellerli.
«Non penso che sia questo il modo. Conosco bene Da Re, è una persona di buon senso e so che saprà affrontare la situazione senza enfatizzare troppo questi episodi».
Nel trevigiano il primo cittadino a rompere il fronte del «no» è stata Maria Scardellato di Oderzo, una militante di lunga data.
«Papa Francesco dice "chi sono io per giudicare?". Quindi figurarsi se posso giudicare io quello che fanno altri. Ha compiuto una scelta discutibile, non in linea con il partito: è vero. Ma va capita. Direi invece che dovremmo concentrarci su altre battaglie come il no al referendum».
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