Leo è un labrador, come Koni. Ma se a mostrare il labrador è Renzi e non

Giovedì 1 Settembre 2016
Leo è un labrador, come Koni. Ma se a mostrare il labrador è Renzi e non Putin, per la Merkel il discorso cambia a tal punto da ammettere che Leo “è l'unico cane che non mi fa paura”. Eh già perché Leo è addestrato per salvare persone mentre Koni venne usato da Putin, una decina di anni fa, per mettere in difficoltà la Cancelliera che se lo ritrovò tra le gambe nel corso di un bilaterale. E così, dalla diplomazia del ping-pong o del caviale, o del calcio, si è arrivati alla diplomazia del cane. L'animale domestico per eccellenza sino a ieri risultava ostico per la Cancelliera che invece ha stretto la zampa a Leo, eroe del terremoto, sotto l'occhio vigile di Renzi. Nel reciproco sostegno a superare antichi pregiudizi, Renzi e Merkel, hanno mostrato di intendersi anche ieri, “malgrado - ha sostenuto la Merkel - all'inizio del tuo governo (sugli immigrati) c'è stato qualche malinteso”. E così, quando i due affrontano il tema dei migranti i riconoscimenti sono reciproci e lo stesso accade quando si discute di flessibilità post-terremoto. Il presidente del Consiglio fa di tutto per spiegare come intende attuare il progetto “Casa-Italia” per la messa in sicurezza degli edifici nelle zone a rischio sismico. “I soldi ci sono”, spiega Renzi rassicurando così la Cancelliera - e tutto il popolo tedesco - sulla volontà italiana di spendere prima le risorse disponibili, di farlo con “trasparenza e onestà", e solo dopo presentare un progetto dettagliato a Bruxelles da discutere con la Commissione. La Merkel annuisce, dice di condividere l'approccio, e loda la capacità mostrata dall'Italia nei momenti difficili. Non c'è dubbio, si fida di Renzi e - ancor più dopo la Brexit - conta sull'Italia e sulla sua stabilità. Ovviamente non dice nulla sul referendum costituzionale di ottobre, ma si capisce che incrocia le dita e fa di tutto per rendere in discesa la strada del premier italiano che ricambia cercando di offrire all'elettorato tedesco argomenti e comportamenti in grado di scalfire antichi pregiudizi e ataviche paure tedesche sul comportamento degli italiani.
L'incontro tra i due avviene nel luogo simbolo del made in Italy, lo stabilimento della Ferrari a Maranello. Un marchio conosciuto da ogni elettore tedesco al quale la stessa Merkel promette una nuova sfida calcistica Italia-Germania con incasso da devolvere alla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto. Per cercare di convincere Merkel, e i tedeschi, che l'Italia degli sprechi, delle false ricostruzioni, degli imbrogli, delle ruberie e delle risate post-sisma non c'è più, Renzi nomina seduta stante Vasco Errani commissario del terremoto perché simbolo dell'Emilia Romagna che in quattro anni ha recuperato i danni del terremoto ed “è di nuovo in piedi e più forte di prima”. Dal canto suo la Merkel fa di tutto per abbandonare quel ruolo di paladina del rigore europeo, più volte contestato dall'Italia, spiegando che ogni trattativa sulla flessibilità “va fatta con la Commissione, non con me che sono il capo di un governo”.
E così il “qua la zampa” che Renzi ordina a Leo - che prontamente ubbidisce offrendosi alla stretta della Cancelliera - diventa l'immagine di una intesa tra due leader che si sostengono a vicenda, confidano di superare indenni i rispettivi appuntamenti con le urne, e insieme cercano di tenere in piedi il progetto europeo per evitare che i partiti populisti prendano il sopravvento, in Italia come in Germania, decretando la fine dell'Unione. “Ora dò la parola all'unico Grillo che apprezzo”, ha ironizzato Renzi durante la cena presentando, il presidente degli industriali tedeschi Ulrich Grillo seduto accanto al presidente della Confindustria Vincenzo Boccia. La fermezza mostrata sui migranti, “li salviamo se sono in mare, ma se non hanno diritto di asilo devono essere rimpatriati” risponde alla medesima logica: mostrare il volto di una Europa solidale ma altrettanto ferma nel difendersi e nel difendere i propri concittadini.
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