Legato, filmato e violentato all'interno di un centro massaggi dove avrebbe dovuto

Mercoledì 20 Luglio 2016
Legato, filmato e violentato all'interno di un centro massaggi dove avrebbe dovuto fare solo delle fotografie per sponsorizzare le attività dell'istituto. Lui, un ragazzino di 17 anni, ha avuto il coraggio di denunciare quel selvaggio stupro di gruppo portando a galla un giro di pedofilia. In manette, accusati di violenza sessuale di gruppo e realizzazione e diffusione di materiale pedopornografico, sono finiti il titolare del centro di Cava de' Tirreni Giuseppe Alfieri, 51 anni, accusato anche di violenza ai danni di un sedicenne compagno di classe del 17enne, e Simone Criscuolo, 49 anni, di Vicenza. Le indagini puntano però all'identificazione di altri due soggetti che, travisati con maschera e parrucca, avrebbero partecipato a quella violenza omosessuale che, per gli inquirenti, avrebbe il sapore di un vero e proprio «rito di iniziazione».
Criscuolo, 48 anni, conosciuto come "Gino", originario di Napoli ma residente da molti anni a in Veneto, è stato prelevato nella sua abitazione vicentina. Non ha opposto resistenza e dopo l'identificazione e gli accertamenti di rito è stato trasferito nella casa circondariale San Pio X: qui verrà interrogato nella mattinata di oggi in rogatoria dal giudice Massimo Gerace. Nel suo passato c'è un precedente inquietante: era stato arrestato nel novembre 2006 dalla Squadra mobile di Vicenza in quanto accusato di aver fatto parte di un quartetto di adulti che avrebbe indotto alla prostituzione un ragazzo di 15 anni, che anche in quel caso sarebbe stato poi violentato. In relazione a quell'episodio Criscuolo aveva finito con il patteggiare una pena inferiore ai 2 anni con la condizionale.
Tornando alla vicenda avvenuta in Campania, gli altri due protagonisti dell'episodio durante la violenza avevano maschere e parrucche per non farsi riconoscere e quindi non sono stati ancora identificati. Pesantissime le accuse di cui dovranno rispondere i quattro uomini: violenza sessuale di gruppo, riproduzione di materiale pedo-pornografico e privazione della libertà personale in concorso. Le indagini proseguiranno anche per capire se all'interno della stessa struttura possano essere avvenuti altri episodi di violenza.
Secondo quanto emerso i quattro uomini hanno filmato lo stupro con un telefonino, forse con l'intenzione di ricattare il ragazzo in una fase successiva ed evitare così che potesse raccontare tutto. Le indagini sono scattate a seguito della denuncia presentata dalla madre del minorenne: la donna si era accorta del cambiamento nei comportamenti del figlio, inizialmente attribuendoli a un malessere adolescenziale, ma dopo aver letto alcune conversazioni contenute nel telefonino del ragazzo ha deciso di rivolgersi alla magistratura e a far scattare così gli approfondimenti.
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