La trattativa sulla Legge di bilancio tra l'Italia e la Commissione europea appare

Giovedì 29 Settembre 2016
La trattativa sulla Legge di bilancio tra l'Italia e la Commissione europea appare tutta in salita, dopo che il governo ha annunciato nella nota di aggiornamento del Def l'intenzione di arrivare nel 2017 ad un deficit del 2,4% di Pil, sfruttando le deroghe previste dal Patto di Stabilità nei casi di «circostanze eccezionali». In linea di principio l'esecutivo comunitario non ha obiezioni ad escludere dai limiti imposti dal Patto alcune spese legate direttamente al sisma dello scorso agosto o alla crisi dei rifugiati. Ma il metodo scelto dal governo – annunciare un obiettivo del 2% di deficit nominale, salvo chiedere al Parlamento di autorizzare uno 0,4% aggiuntivo – e l'ammontare complessivo delle risorse che dovrebbero essere scontate dal Patto – circa 6,5 miliardi tra terremoto e migranti – ha creato una certa irritazione a Bruxelles. «L'impressione – spiega un funzionario di lungo corso – è che l'Italia stia cercando di forzare la mano della Commissione, rinnegando gli impegni assunti appena quattro mesi fa per ottenere la flessibilità nel 2016». La Commissione ieri si è trincerata dietro un «no comment» di fronte alle cifre annunciate martedì sera dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. «Prima aspettiamo che l'Italia invii il progetto di legge di bilancio e poi la valuteremo», ha detto una portavoce dell'esecutivo comunitario. La scadenza è fissata al 15 di ottobre. Poi, se constaterà una «deviazione significativa» dal percorso di aggiustamento, la Commissione avrà due settimane di tempo per bocciare la legge di bilancio e chiederne una nuova versione. Altrimenti esprimerà il suo il suo giudizio in novembre. La cifra chiave è il saldo netto strutturale e l'Italia è già considerata al limite: in maggio l'esecutivo comunitario aveva ottenuto da Padoan l'impegno a realizzare uno sforzo strutturale aggiuntivo dello 0,2% di Pil rispetto a quanto annunciato nel Def.
Ma la Commissione si è anche riservata di tornare sui conti dopo la presentazione della legge di bilancio, perché l'Italia non rispetta la regola del debito né nel 2016 né nel 2017. Il fatto che il debito non abbia iniziato a scendere non è un giudicato un buon segnale, tanto più che l'Italia non ha seguito la raccomandazione di accelerare sulle privatizzazioni. Senza un miglioramento di almeno lo 0,2% del saldo netto strutturale, la deviazione dell'Italia dovrebbe essere considerata «significativa» con il rischio molto concreto di una procedura per deficit eccessivo. Malgrado la disponibilità già espressa della Commissione di escludere dal saldo netto strutturale una parte delle spese per terremoto e migranti, il Patto prevede paletti molto stretti sul tipo di misure per cui è permesso uno sconto. Le risorse per il sisma devono essere direttamente legate all'emergenza o alla ricostruzione della zona colpita: non tutto il piano Casa Italia, con la messa in sicurezza delle scuole dell'intero paese, può essere escluso dal Patto. Sui migranti, quest'anno la Commissione si è dimostrata molto restrittiva nell'applicare le circostanze eccezionali: 0,04% di Pil di margine in più, contro lo 0,2% richiesto dal governo, perché il calcolo è stato effettuato sulla base della differenza con la spesa dell'anno precedente. Dal punto di vista politico, la Commissione è comunque aperta a compromessi per evitare di mettere in difficoltà Renzi alla vigilia del referendum. Non è escluso che, in caso di cifre al limite delle regole, ricorra allo stesso espediente utilizzato lo scorso anno: rinviare a marzo 2017 il giudizio definitivo sui conti dell'Italia.
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