La mossa di Cameron: niente Brexit immediata

Lunedì 27 Giugno 2016 di Il premier inglese fa sapere che non la chiederà al vertice Ue di domani Anche la Germania frena, sempre più debole la posizione di Juncker
La mossa di Cameron: niente Brexit immediata
I tempi del divorzio tra il Regno Unito e l'Unione Europea sono destinati ad allungarsi, dopo che la Germania è riuscita a far passare la sua linea alla prima riunione senza un rappresentante di Londra dopo il referendum sulla Brexit. Al Consiglio europeo di domani - hanno fatto sapere fonti vicine al premier inglese - «non ci aspettiamo che David Cameron attivi l'articolo 50» del trattato che regola le procedura di recesso dall'Ue, ha spiegato ieri un alto funzionario, dopo la riunione di sherpa e ambasciatori dei 27: «Ci aspettiamo che il Regno Unito agisca rapidamente, ma non ci sono scadenze. Non ci saranno negoziati senza notifica» della richiesta di uscire dall'Ue. Ufficialmente la scusa è la «profonda crisi» politica interna al Regno Unito. Ma la Germania guida un gruppo di paesi che, contrariamente alla Francia e alla Commissione di Jean-Claude Juncker, frena sulla partenza britannica. La speranza di alcuni sembra essere di un ripensamento britannico. «I politici a Londra dovrebbero avere la possibilità di riconsiderare le conseguenze di un'uscita», ha detto il capogabinetto della cancelliera Angela Merkel, Peter Altmaier.
Non la pensa così il premier Matteo Renzi: «La partita è finita», si deve al più presto avviare e chiudere il negoziato per l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue.
Nel frattempo, Juncker rischia di diventare una vittima eccellente della Brexit. I risultati delle elezioni in Spagna dovrebbero rafforzare il senso d'urgenza tra i leader. Ma la Brexit ha messo in luce la profonda spaccatura che attraversa l'Ue. Non solo sull'atteggiamento nei confronti del Regno Unito, con i paesi dell'Est e del Nord schierati con la Germania per preservare almeno i legami economici e di sicurezza con Londra. Francia e Italia sono in minoranza nel chiedere di mettere fine all'austerità e rilanciare gli investimenti. Il premier francese, Manuel Valls, ieri ha bocciato i negoziati sull'accordo di libero scambio con gli Usa, che è una priorità di Parigi e Roma. Sul fronte migranti, la Francia e i paesi dell'Est sono contrari a una ripartizione automatica dei richiedenti asilo e alla modifica di Dublino. Mercoledì, i capi di Stato e di governo dei 27 avvieranno la discussione sul futuro dell'Ue senza il Regno Unito. Ma la riapertura del trattato o una convenzione è «altamente improbabile», ha spiegato l'alto funzionario europeo. Le elezioni in Olanda, Francia e Germania nel 2017 «paralizzano l'Ue», dice un'altra fonte. Juncker vorrebbe usare la Brexit per rafforzare l'unione attorno al nocciolo duro della zona euro.
Ma il malcontento nei confronti della Commissione cresce nelle capitali e perfino nei ranghi del partito di Merkel. L'esecutivo comunitario non ha voluto partecipare alla campagna sul referendum britannico. Gli ultimatum di Juncker a Cameron hanno irritato Berlino, che vuole evitare che la Brexit si trasformi in un boomerang per la Germania e l'Ue nel suo insieme. Negli ultimi mesi gli scontri si sono moltiplicati anche su altri dossier, come l'applicazione troppo flessibile del Patto di Stabilità. Un deputato della Cdu ha definito Juncker «parte del problema». Le sue condizioni di salute sembrano essersi deteriorate. Diverse fonti mettono in dubbio la sua capacità di gestire un'altra crisi politica maggiore come la Brexit, dopo Grecia e migranti.
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