La fragilità ma anche la forza della Germania nelle parole del cancelliere

Domenica 24 Luglio 2016
La fragilità ma anche la forza della Germania nelle parole del cancelliere Angela Merkel e del ministro dell'Interno, Thomas de Maiziere. I tedeschi si scoprono vulnerabili ed è quasi secondario, in definitiva, che a uccidere 9 persone a Monaco sia stato un killer radicalizzato dall'Isis o un giovane disadattato vittima di bullismo a sfondo razziale. La Merkel e De Maiziere esprimono il desiderio di sicurezza dei cittadini tedeschi e promettono di garantire un futuro più sereno. “Per un padre – esemplifica il ministro – è indifferente aver perso il figlio per un atto terroristico o un altro motivo”. Anche perché la follia omicida di Ali Sonboly pare comunque legata a un elemento di dis-integrazione etnica in una famiglia di profughi iraniani arrivata in Germania a fine anni '90. Tutto in uno Stato, la Baviera, in cui il partito al potere, la CSU, è entrato in rotta di collisione con gli alleati della CDU della Cancelliera proprio per la politica federale delle porte aperte ai flussi di migranti (dai Balcani). Toni angosciati al termine del gabinetto di sicurezza presieduto dalla Merkel che richiama a Berlino dalle vacanze i ministri principali. “La Germania farà di tutto per garantire e tutelare la libertà e la sicurezza dell'intero popolo tedesco – dice -. Dietro di noi e dietro i cittadini di Monaco c'è una notte di orrore. Nove persone che dovevano ancora finire le compere o volevano mangiare un boccone sono morte sotto i proiettili di un unico colpevole”. La Merkel riconosce che questo episodio, pur scollegato anche secondo il ministro De Maiziere dalla rete del terrorismo internazionale, si incastona però in una serie di gesti stragisti. “Una notte così è difficile da sopportare, dopo aver dovuto accettare tante orribili notizie in pochi giorni”. E infatti. “Prima l'attentato a Nizza, un atto di disprezzo per il genere umano col quale un assassino ha portato la morte a 84 persone, poi l'incredibile, orribile attacco con l'ascia su un treno a Wurzburg”. Episodio quest'ultimo opera di un giovanissimo profugo afghano che in un video preparatorio si era definito “soldato del Califfo”. E adesso il sangue di Monaco nella precisa ricorrenza dei 5 anni dalla mattanza norvegese dell'estremista xenofobo Anders Breivik. Ma la Merkel va oltre nelle ammissioni sulla strage di Monaco: “Chiunque di noi poteva essere lì, perciò posso capire chi si sente insicuro, l'angoscia di chi si pone la domanda: come, dove, posso essere sicuro?”. Il presidente della Baviera, Horst Seehofer (CSU), sottoscrive la promessa della Cancelliera: “Scopriremo cosa c'è dietro il fatto di Monaco, e non troveremo pace finché non scopriremo fino in fondo come l'attentatore di Wurzburg si sia radicalizzato”. A Parigi, Hollande riunisce il governo e promette una più stretta collaborazione con gli 007 e la polizia tedeschi con “operazioni di sicurezza comuni”. La Cancelliera elogia “l'altissima professionalità della nostra polizia e delle forze speciali”, ringrazia gli alleati per il cordoglio e la vicinanza, augura la completa guarigione ai feriti e plaude ai cittadini di Monaco che hanno aperto le porte di casa “a chi scappava e non sapeva come rientrare”. De Maiziere incontra i vertici della sicurezza e nega che vi fossero fascicoli su Ali Sonboly, non c'è stata negligenza. Peter Beck, della polizia di Monaco, ammette che il movente va tuttora scandagliato, ma il ministro non ha dubbi: “Ci si chiede se fosse possibile intervenire prima. Questa domanda va rivolta agli amici e ai conoscenti di Sonboly, più che ai funzionari della sicurezza”. Ma resta il mistero sui 300 proiettili che Ali aveva ancora nella borsa quando si è sparato alla tempia, e sulla Glock 9 col numero di matricola cancellato.
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