La Borsa inglese vola ai massimi dal 2015

Venerdì 1 Luglio 2016
ROMA - La Brexit? Per il mercato azionario di Londra è una bazzecola; è un po' come se il popolo britannico, col clamoroso referendum di giovedì 23 giugno, non avesse mai deciso di uscire dall'Unione Europea. La Borsa del Regno Unito, infatti, a differenza di quella milanese (che comunque ha risentito più di tutte le altre delle turbolenze del settore bancario), non soltanto ha già annullato le perdite dell'ultima settimana riportandosi ai livelli pre Brexit, ma ha anche raggiunto i massimi dall'agosto del 2015.
Il Ftse 100 di Londra già due giorni fa aveva annullato le perdite legate alle tensioni che si sono diffuse a macchia d'olio sui mercati finanziari per la decisione del Regno Unito di uscire dall'Ue, quando in una giornata era balzato del 3,58% a 6.360,10 punti. Mentre ieri ha fatto ancora di più e ha conquistato i 6.504,33 punti, livelli che non vedeva da quasi un anno, mettendo a segno un balzo del 2,27 per cento. A ben vedere, già la seduta del 24 giugno, primo giorno in cui i mercati finanziari hanno scontato l'effetto Brexit, era apparsa profetica: il Ftse 100 aveva perduto “appena” il 3,15%, mentre il Ftse Mib di Piazza Affari era sprofondato del 12,48%, maggior crollo giornaliero mai registrato dal nostro indice. In questo modo, nel solo mese di giugno, la Borsa italiana (ieri in rialzo dell'1,57%) ha ceduto il 9%, mentre quella inglese si è mossa in direzione opposta, guadagnando il 5 per cento.
Secondo Vincenzo Longo, esperto di mercato di Ig, i rialzi del listino londinese dell'ultima parte della giornata di ieri «sono stati alimentati anche dalle indicazioni arrivate dal governatore della Bank of England, Mark Carney, che ha annunciato di aver pronte nuove misure di stimolo che partiranno durante l'estate. La notizia - aggiunge Longo - ha alimentato nuove vendite sulla sterlina, che ha perso terreno verso le principali valute mondiali, mentre l'indice Ftse 100 ha toccato i nuovi massimi da agosto dello scorso anno». L'esperto di Ig tocca un nervo scoperto, perché non si può parlare della performance della Borsa di Londra senza accennare al crollo, registrato proprio nell'ultima settimana del dopo Brexit, dalla valuta britannica. La sterlina, che nei giorni scorsi si era portata su minimi sul dollaro che non vedeva da metà degli anni ‘80 e che due giorni fa era riuscita a prendere fiato, ieri è tornata indebolirsi (1,3295 il cambio sul dollaro e 0,8350 quello sull'euro). Insomma, se l'andamento del listino londinese fosse calcolato in dollari, come qualche operatore invita a fare, la musica cambierebbe completamente.

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