«L'iniziativa deve essere presa dal governo del Regno Unito». «Serve

Martedì 28 Giugno 2016
«L'iniziativa deve essere presa dal governo del Regno Unito». «Serve una richiesta formale e sino ad allora non è possibile avviare i negoziati». Angela Merkel evita forzature malgrado abbia a fianco Francois Hollande che mostra di aver una voglia matta di metter una pietra sopra la faccenda della Brexit risolvendo rapidamente i rapporti con il Regno Unito.
Gli inglesi fanno gli inglesi e dopo il primo momento di sconcerto, hanno già recuperato il tradizionale aplomb. «Diremo noi quando intendiamo uscire», ha sostenuto ieri da Londra il cancelliere Osborne. Al vertice di Berlino, che ieri ha messo intorno ad un tavolo Merkel, Hollande e Renzi proprio nel momento del fischio del calcio d'inizio di Italia-Spagna, si è discusso di come “reggere” l'urto della Brexit. L'uscita - annunciata dal risultato del referendum, ma non ufficializzata - sta squassando i mercati e rischia di riaccendere la recessione in tutto il resto del Continente.
I tre ne parlano per mezz'ora prima di uscire per presentare la dichiarazione comune, e poi riprendono il confronto dopo la conclusione delle partita.
Si aspetta settembre. Anche perché, per l'attivazione dell'articolo 50 del trattato, occorrerà attendere il congresso del partito conservatore inglese che designerà il successore di Cameron.
Si terrà ai primi di settembre, e sarà il nuovo primo ministro inglese a trattare i termini dell'uscita.Sino a quella data si balla, in borsa e sul mercato delle monete. La Merkel non sembra esserne molto dispiaciuta e ringrazia persino Cameron per aver «accorciato i tempi» rispetto all'annuncio fatto subito dopo il voto. «Rispetto per il Regno Unito», chiede la Cancelliera anche perché «non dobbiamo reinventare l'Europa. L'acqua calda è stata già inventata». Le decisioni affrettate non sono mai piaciute alla Cancelliera che ricorda il lavoro fatto per stabilizzare la moneta, gli accordi con la Turchia e il migrati in compact ma il paragone con l'acqua calda è la conferma che la Cancelliera non vuole offrire munizioni ai populisti di destra che ha in casa e che, come i nostri del M5S, chiedono l'uscita dall'euro e il ritorno al marco.
In attesa di settembre, si ripete tutti e tre il mantra del «non bisogna perdere tempo» perché «non c'è nulla di peggio dell'incertezza». Lo dice per prima la Merkel seguita da Hollande e da Renzi. Affermazione che però non riesce a nascondere le differenze. Renzi riesce a metter nel documento finale un po' del senso di urgenza che si respira in tutti i paesi europei. La Merkel difende la riunione a tre ma nega sia nato un nuovo direttorio. «Siamo solo i paesi fondatori e con il maggior numero di abitanti», sostiene Hollande.
La promessa sul «voltare pagina» è un elenco di temi che dovrebbero occupare i prossimi consigli europei. Non più banche, ma crescita, sicurezza, difesa e occupazione giovanile. Basterà?
Chi ci spera, è Renzi. «A testa alta». Con l'orgoglio di chi «da due anni» va ripetendo che in Europa servono «più crescita e investimenti, meno austerity e burocrazia». Così il premier italiano si presenta a Berlino, ammesso al "non-direttorio" con Angela Merkel e François Hollande. E prova a trasformare il «macigno» della Brexit, che continua a pesare e impensierire per la reazione dei mercati, in un'opportunità, un inatteso alleato nella richiesta di una «svolta» per una «nuova Ue». Più «solidale», oltre che «solida». Più «sociale», meno «bancaria».
Ma la partita più complicata si apre da qui a settembre, quando si dovrà dettagliare la risposta dell'Ue alla Brexit sui diversi dossier: immigrazione, tutela dei confini, sicurezza e crescita. L'Italia ha già messo nero su bianco nei mesi scorsi le sue proposte su economia e migranti. Ma ora proverà ad agire in concreto, spiegano fonti parlamentari, anche per ottenere nuovi margini di flessibilità. L'ipotesi è agire sugli investimenti da scorporare dal patto di stabilità. Una 'boccata d'ossigenò (le cifre ipotizzate - del tutto ufficiose - oscillano da 5 a 15 miliardi) che sarebbe preziosa, osservano fonti governative, per inserire misure come il taglio dell'Irpef nella manovra per il 2017. Il premier italiano fa capire la sua determinazione nella battaglia per la crescita quando avverte che bisogna considerare «un problema il deficit ma anche il surplus di alcuni Paesi». E non serve che citi la Germania perché le sue parole risuonino come un messaggio alla Merkel. Basterà?
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