L'inchiesta della Regione «Crollo delle ex popolari, più danni del sisma in Friuli»

Martedì 5 Luglio 2016 di Un terremoto che rischia di mettere in crisi anche 20mila imprese socie che hanno perso 1,1 miliardi e ora si trovano senza garanzie
Un terremoto. Il crollo delle azioni a 10 centesimi di Popolare Vicenza e Veneto Banca è stato peggio del Vajont, una "catastrofe finanziaria" con perdite stimate tra i 10 e i 20 miliardi di euro, quasi il doppio dei danni provocati dal sisma del 1976 in Friuli. Meno di 210mila soci si sono visti in poco più di un anno vaporizzare azioni che valevano 62,5 euro (Vicenza) e fino a 40,75 (Veneto Banca). Circa ventimila società hanno subito perdite per oltre 1,1 miliardi e una grossa fetta ora rischiano grosso: le azioni delle due banche spesso rappresentavano la garanzia per concessioni di credito, garanzie ora vanificate col rischio di rientro dei finanziamenti concessi con pesanti conseguenze sulla liquidità e sui bilanci delle aziende, sotto pressione oggi per trovare forme di finanziamento alternative.
Le stime di questo crollo epocale emergono dalla relazione finale consegnata dai professori dell'università di Venezia Ca' Foscari Monica Billio, Marcella Lucchetta e Alberto Urbani alla Commissione di inchiesta sui gravi fatti riguardanti il sistema bancario veneto promossa dal Consiglio regionale del Veneto e presieduta da Maurizio Conte.
Il rapporto propone delle azioni immediate per non far affondare una grossa fetta delle imprese venete a partire da un'estensione del mandato della finanziaria Veneto Sviluppo per creare un fondo con i confidi e l'utilizzo di fondi di garanzia per il supporto di finanziamenti d'impresa per il capitale circolante, cioè per dare nuova benzina al motore delle aziende, soprattutto alle piccole e medie. Bisogna agire in fretta, fanno capire i tecnici di Ca' Foscari, perché si è di fronte a una "calamità economica". Sul breve e medio periodo si possono attivare anche strumenti finanziari già esistenti come cambiali finanziarie e minibond. Ma anche controparti come Banca europea degli investimenti e il Fondo europeo degli investimenti. In più si dovrebbe avviare una capillare azione di informazione ed educazione finanziaria tra i cittadini, anche nelle scuole.
Proprio come una scossa tellurica, il crollo delle due ex Popolari è arrivato senza preavviso. Il 4 dicembre del 2014 l'allora presidente di Popolare Vicenza Gianni Zonin in una lettera, allegata al rapporto, ai suoi 119mila azionisti scriveva: «Dagli stress test a cui la Bce ha sottoposto i nostri bilanci siamo risultati una banca solida e fortemente patrimonializzata e che tale resterebbe anche di fronte a scenari macroeconomici ancora più avversi degli attuali». L'anno dopo il bilancio di BpVi si è chiuso con 1,4 miliardi di perdite, in maggio è entrato il fondo Atlante come azionista al 99,33% versando 1,5 miliardi ed evitando il crac (stessa sorte per Veneto Banca). E giovedì prossimo BpVi vedrà rivoluzionato completamente il suo cda con la nomina di Gianni Mion a presidente. Se ai terremoti naturali non c'è scampo, a quelli finanziari invece sì perché vengono creati dall'uomo.
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