L'AMERICA verso il voto

Mercoledì 28 Settembre 2016
«Il dibattito più feroce dell'era moderna». Il giudizio della commentatrice Susan Page sulle pagine di Usa Today riassume l'opinione diffusa ieri negli Usa dopo il primo faccia a faccia fra Donald Trump e Hillary Clinton. Mentre i due candidati erano già tornati sul campo, l'uno in Florida, l'altra nella Carolina del nord, il Paese era ancora intento a cercar di decifrare l'incredibile spettacolo che per un'ora e mezzo aveva tenuto gli americani incollati alla tv, agli iPad e ai cellulari, per seguire in diretta lo scontro fra i due candidati alle presidenziali dell'8 novembre. L'opinione generale è stata che Hillary abbia vinto la prima partita delle finali. Ma come lei stessa ha ricordato ieri mattina, «ne restano ancora due», il dibattito del 9 ottobre nel Missouri e quello del 19 in Nevada. Se dunque Hillary ha vinto, i democratici sono stati ben attenti a non apparire troppo entusiasti. E lei ieri ha dedicato il suo comizio di Raleigh a sollecitare i suoi sostenitori ad andare a votare a novembre, ben sapendo che i sondaggi sono così serrati che ogni voto conterà. Al dibattito, e al rivale, Hillary ha a mala pena dedicato una battutina all'inizio del comizio: “Qualcuno di voi ha visto il dibattito ieri sera?” ha scherzato, riscuotendo applausi e risate. Probabilmente ogni singola persona nel suo pubblico l'aveva visto, se è vero che il dibattito ha superato ogni record di audience, superando gli 80 milioni di spettatori solo nei network, a cui vanno aggiunti vari milioni via streaming nei social network e nei canali di notizie via cavo. Di tutt'altro tenore sono state le reazioni di Trump. Il suo vice, Mike Pence ha cercato di sostenere che la manifesta irritazione e la confusione di Trump (il New York Times ha ironizzato sul fatto che i discorsi del tycoon sembravano “un'insalata di parole”) confermavano la “grande energia” del candidato. Senonché Trump ha reagito alla sua sconfitta di lunedì sera con evidente rabbia, e ha tentato di darne la colpa ad altri: al moderatore, Lester Holt e al microfono che non funzionava bene. Di fatto si è dato la zappa sui piedi: uno dei temi più dibattuti nei social network durante e dopo il dibattito era stato il compiacimento di Trump sul proprio “temperamento”, che aveva definito “vincente”, anzi la sua “dote migliore”. Peccato che lo avesse detto mentre alzava la voce e appariva molto agitato, e continuava a interrompere Hillary (51 volte in 90 minuti). Ieri in un'intervista tv ha detto che al prossimo dibattito intende attaccare Hillary ancor più duramente e portare a galla le relazioni extraconiugali del marito. Ma la cosa che più ha stupito è che abbia continuato ad attaccare due donne di cui aveva parlato male nei mesi scorsi e di nuovo nel dibattito, l'attrice Rosie O'Donnell e la ex miss universo Alicia Machado, l'una oggetto delle sue critiche perché una liberal lesbica, l'altra perché era ingrassata dopo aver vinto la corona. Tenuto presente che l'atteggiamento di Trump contro le donne è il punto più debole della sua campagna, e che il 60% degli americani pensa che lui sia scorretto verso le donne, non si capisce perché non abbia sorvolato. A meno che, come hanno commentato alcuni analisti, non sia proprio il suo “temperamento” ad aver parlato, e la sua incapacità di passare oltre e non raccogliere una sfida. Nel dibattito, si è capito che non si era allenato proprio perché avrebbe avuto momenti in cui poteva attaccare Hillary, ma – tutto preso dalla propria irritazione – non ha saputo cogliere al volo l'occasione. Un esempio: Hillary lo aveva criticato per non aver reso nota la sua denuncia delle tasse, e poi aveva parlato molto superficialmente del proprio scandalo, quello delle e-mail scomparse quando era segretario di Stato. Ebbene, Trump avrebbe dovuto attaccarla su quello, invece si è buttatosulla questione delle proprie tasse, di fatto facendo capire di essere orgoglioso perché riesce a aggirare il sistema e a non pagare le imposte sul reddito.
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