Il sindaco: radere al suolo e ricostruire tutto dov'era

Sabato 27 Agosto 2016
AMATRICE - «Radere al suolo Amatrice». O ciò che resta della "capitale" sventurata del terremoto nel centro Italia, con i suoi oltre 200 morti. L'idea è del sindaco della cittadina reatina, Sergio Pirozzi, con l'obiettivo di ricostruirla esattamente com'era e nello stesso luogo, specie il centro storico, ma con criteri antisismici. La richiesta viene lanciata nel giorno in cui sale ancora il conto spaventoso delle vittime e ci si ostina a scavare tra le macerie pur con poche speranze di trovare altri superstiti (in mattinata i dispersi erano ancora quindici).
Ad Amatrice si teme il crollo di edifici storici fortemente danneggiati come la Torre Civica e la Chiesa di Sant'Agostino del XV secolo. Le scosse di assestamento si susseguono, mettendo a rischio i soccorritori e logorando i nervi degli scampati. Non basta: crollano o minacciano di farlo anche i ponti di accesso alla città. Il Ponte a Tre Occhi è stato dichiarato inagibile.
«E se crolla il Ponte Rosa saremo tagliati fuori», avverte Pirozzi. Oggi, invece del primo dei due giorni della sagra dell'Amatriciana, la cittadina simbolo del sisma riceverà la visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Molti abitanti sono alle prese con il terribile momento del riconoscimento dei corpi dei loro cari. Ma anche chi non è all'obitorio ha difficoltà a immaginare il futuro di Amatrice.
«Raderla al suolo? - si chiede Paolo, che ha perso come molti la casa -. Non mi pare un'espressione felice in questo momento...». Anna è più anziana e prima di morire le piacerebbe rivedere la città delle cento chiese. «Ma se pure lo faranno, quanto ci metteranno?». «Il problema è dove vivremo nel frattempo», osserva un altro cittadino, che preferisce non dire il nome.
Il sindaco non vuole sentire parlare di new town, l'espressione coniata da Silvio Berlusconi subito il sisma dell'Aquila nella primavera del 2009.
«Vogliamo per il centro storico un modello di ricostruzione tipo Valnerina o Friuli - dice Pirozzi - Le strade devono ritornare dov'erano». E niente «quartieri ghetto: ogni comunità dovrà restare dove ha vissuto». Sembra d'accordo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti: «La ricostruzione dovrà essere dei Comuni colpiti, dei centri abitati come erano, certo più sicuri, ma mantenendo intatta la tradizione e le radici».
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