IL PROGETTO
Realizzare una filiera della birra interamente autoctona: da Longarone

Domenica 24 Settembre 2017
IL PROGETTO Realizzare una filiera della birra interamente autoctona: da Longarone
IL PROGETTO
Realizzare una filiera della birra interamente autoctona: da Longarone Fiere, e dal contesto di Sapori italiani e alpini, prende quota una sfida tanto ambiziosa, quanto intrigante. Sfida che è legata a doppio filo al progetto Distretto del luppolo e del farro. «Siamo partiti per sopperire a una mancanza - ha affermato Davide Nucilla, coordinatore del progetto DL&f -. Sì, la mancanza di una materia prima italiana. E il riferimento, in particolare, è al luppolo. Iniziamo da qui e dal desiderio di creare una filiera nel Nord Italia. Saremmo dei pionieri». In questo senso, si possono aprire nuove e interessanti prospettive anche per gli agricoltori: «Perché il luppolo è una coltura ad alto reddito, che tuttavia necessita di una meccanizzazione. E quindi di una preparazione tecnica, oltre che di macchine. Non a caso, per far partire il nostro progetto, abbiamo messo in cantiere delle visite guidate in Germania, dove c'è il più imponente centro europeo di lavorazione del luppolo: lì arriva tutta la produzione. In altri termini, andiamo a imparare da chi è più bravo». I riflessi ricadrebbero pure sul territorio bellunese dove peraltro è già attiva una coltivazione sperimentale curata dall'Istituto di agraria di Feltre: «Siamo aperti a ogni tipo di collaborazione - ha puntualizzato Nucilla - perché abbiamo bisogno di agricoltori, ma anche di industrie meccaniche, che prendano come riferimento il modello tedesco. Poi, però, le macchine le produrremo noi». In linea generale, il distretto del luppolo e del farro è orientato a toccare diversi ambiti: «Questo progetto non è solo agricoltura, ma è artigianato, servizi, promozione, scuola e creazione di un indotto». Ambizione fa rima collaborazione. E non è un caso che, all'interno della sezione Maestri del Luppolo - Piccoli Grandi Birrai di Longarone Fiere, abbia trovato uno spazio di rilievo un progetto strettamente bellunese come Claim di Dolomiti Smartfood: l'obiettivo? È quello di consolidare, e di arricchire, la valenza alimentare dei cereali minori locali, cercando di diversificare il processo di produzione. E di sviluppare i prodotti di qualità, tipicità e sicurezza, mettendo in relazione produttore, consumatore e territorio. Questi creali, coltivati in Valbelluna (dall'orzo al farro, passando per il mais), possono essere nobilitati attraverso la maltazione e la tostatura. «Un primo intervento - spiegano da Dolomiti Smartfood - capace di imprimere valore tecnologico, e di garantire maggiore redditività, è rappresentato dalla nascita di un impianto di micro-maltazione e tostatura con bassi costi d'investimento e di gestione. Il malto e la relativa gamma di derivati ampliano notevolmente l'offerta di alimenti di qualità, fruibili e destinati a essere trasformati in prodotti ad alto valore aggiunto. Basti pensare al surrogato del caffè a base di malto d'orzo o agli estratti di malto caramellati per bevande energetiche e barrette ai cereali». È un gioco di squadra, una rete che si infittisce: «I prodotti realizzati, inoltre, comunicano un valore aggiunto in termini di territorialità e agro-biodiversità. In poche parole, sono un'opportunità di sviluppo e innovazione, di consolidamento delle reti di distribuzione e partnership: per esempio tra le imprese turistiche-commerciali, gli istituti scolastici e i promotori di manifestazioni sportive». Pieno appoggio al progetto è stato garantito dal presidente di Longarone Fiere, Giorgio Balzan.
Marco D'Incà

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