«Il Pil programmatico non è una scommessa». Così Pier Carlo

Mercoledì 5 Ottobre 2016
«Il Pil programmatico non è una scommessa». Così Pier Carlo Padoan davanti a deputati e senatori delle commissioni Bilancio ha difeso e giustificato quella previsione di crescita per il 2017 che aveva fatto storcere il naso ai rappresentanti di Banca d'Italia e Ufficio parlamentare di bilancio. Non tanto e non solo per quell'1 per cento indicato come incremento del prodotto interno lordo, ma per la distanza del valore programmatico da quello tendenziale fissato prudentemente, per lo stesso anno, allo 0,6 per cento. Le due istituzioni non capiscono come misure pari allo 0,4 per cento del Pil possano muovere un importo analogo di prodotto, soprattutto considerando che una parte consistente di questo intervento corrisponde alla cancellazione degli aumenti Iva disposti come clausola di salvaguardia, di cui peraltro era già stato annunciato il superamento.
Nonostante l'autorevolezza di coloro che hanno formulato le obiezioni (e dalla Corte dei Conti erano arrivati rilievi simili) nessuno di fatto si attendeva che il giorno dopo il ministro dell'Economia facesse marcia indietro. E in effetti Padoan ha confermato l'obiettivo («ottimistico» secondo alcuni commentatori, «ambizioso» secondo altri, ha commentato).
Per il ministro «questa ambizione è sostenuta in modo concreto da una manovra che dà un boost, una spinta alla crescita». Quindi quel tipo di impatto è realistico perché «la manovra è costruita con la cura alla composizione che spesso è stata evocata tra gli altri dal presidente della Bce, e che ieri è stata richiamata durante l'audizione di Banca d'Italia, quale elemento cruciale di una strategia sostenibile per la crescita».
Il concetto è stato ribadito poi nel corso delle risposte alle domande dei parlamentari: «Il governo conferma il quadro programmatico sulla base della consapevolezza della valutazione di impatto delle misure». E dunque l'1 per cento tondo per quanto impegnativo è un obiettivo raggiungibile. Una stima non lontana da quella del Fondo monetario, che ha rivisto le proprie previsioni nell'edizione autunnale dell'Economic Outlook. Per il nostro Paese la crescita del Pil è indicata allo 0,8 per cento quest'anno e allo 0,9 nel 2017; la revisione rispetto a luglio è di un decimale in meno per entrambi gli anni, ma il valore previsto per il prossimo è appena al di sotto di quello inserito dal governo nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza. Carlo Cottarelli, direttore esecutivo per l'Italia al Fondo e in precedenza commissario alla revisione della spesa ha giudicato «per niente impossibile» l'obiettivo di una crescita dell'1 per cento il prossimo anno. Nelle stime Fmi viaggiano a ritmi più sostenuti tra i Paesi europei Francia, Germania e Gran Bretagna (rispettivamente all'1,3, 1,7 e 1,8 per cento) e soprattutto la Spagna con un ottimo +3,1. Per la gran parte del Vecchio continente tuttavia il 2017 sarà caratterizzato da una frenata.
Sui numeri della crescita ha detto la sua anche il presidente del Consiglio in un'intervista radiofonica. Questa la sua risposta sulle differenze nelle stime: «Essendo previsioni glielo dico tra un anno chi ha ragione, l'ultimo anno siamo stati più prudenti della realtà ed è andata meglio. E comunque stiamo parlando di decimali di differenza e tutte le volte in questo periodo arriva puntuale la stessa solfa, come le occupazioni studentesche, la polemica sulle coperture. Per il momento si sono sempre trovate».
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