Il giorno dopo il «no» di Virginia Raggi alle Olimpiadi è fatto di

Venerdì 23 Settembre 2016
Il giorno dopo il «no» di Virginia Raggi alle Olimpiadi è fatto di gesti e sussurri. Dal (gelido) baciamano di Giovanni Malagò, il presidente del Coni che l'ha attesa invano in Campidoglio mercoledì, ai consigli per come muoversi sulla mozione che le arrivano da Pieremilio Sammarco, l'avvocato che nella sala delle Armi al Foro Italico, viene chiamato «sindaco». C'è anche lui, «in quanto membro della corte d'appello della Figc», premette, alla presentazione degli Europei 2020, che passeranno anche dalla Capitale. Al momento del baciamano, l'ex capo della Raggi considerato molto influente nelle scelte del Comune, è in prima fila. Finita la cerimonia - la Raggi dirà tra l'imbarazzo della sala che gli europei sono «un'occasione per Roma, portano indotto e turismo» - Sammarco parlotta con i presenti dispensando consigli su come dovrà essere la mozione del M5S per non essere impugnata dalla Corte dei Conti: «Niente slogan, bisogna motivare nel merito la decisione, altrimenti i consiglieri pagheranno quota parte». Ecco ci sono 20 milioni di euro che teoricamente pendono sulle teste dei 29 consiglieri pentastellati chiamati la settimana prossima - martedì o giovedì - a fermare il processo della candidatura avviata dal Coni con il placet appunto anche del Comune nel 2015. Un percorso costa 20 milioni di euro. Che la Corte dei Conti potrebbe chiedere ai consiglieri grillini. Un rischio concreto, in maggioranza in queste ore non si parla d'altro, che però non ricadrà sugli amministratori che voteranno no. Tutto merito dell'assicurazione che «gli onorevoli» capitolini siglano con Adir (la mutua assicuratrice di proprietà del Campidoglio). Una polizza da 700 euro all'anno che copre fino a 5 milioni di massimale in caso di richieste di risarcimento legati ad atti amministrativi. Dunque: male che vada, pagherà Adir, in quindi i romani, essendo una partecipata del Campidoglio.
C'è anche un fronte interno all'esecutivo per la Raggi. Ad aprirlo, per l'ennesima volta, è Paolo Berdini l'assessore all'Urbanistica ancora critico per il no ai Giochi: «Sarebbe stata un'occasione preziosa perché i soldi sarebbero serviti per dare respiro a questa città. Chiuso il capitolo Olimpiadi troveremo altri soldi per portare Roma fuori dal baratro in cui è stata cacciata». Sullo sfondo, ma poi neanche tanto, il problema dei conti del Comune: «Senza risorse c'è il rischio default di Roma». In queste ore le critiche più o meno dirette per come la sindaca ha gestito la chiusura della partitita a Cinque cerchi non mancano. L'assessora alla Roma Semplice Flavia Marzano si è sfogata su Twitter sullo sgarbo istituzionale rimediato dai vertici dello sport italiano: «Nuntio vobis: se una riunione è fissata per le ore X io ci sarò alle ore X e me ne andrò alle X e 15' se non è ancora iniziata! #puntualità!». Una stoccata diretta a «Virginia». Difesa a sua volta dal capogruppo del M5S Paolo Ferrara che parla di «buca strategica». E cioè «se avessimo incontrato Malagò prima della conferenza stampa sarebbe stato lui a dare l'annuncio del no, prima del Comune». Dove i problemi continuano a non mancare. A partire dai pezzi mancanti. Per il Bilancio sembra fatta per Salvatore Tutino, giudice della Corte dei conti, esperto di evasione fiscale. L'annuncio è atteso a ore. Già oggi, o al massimo domani dal palco di Palermo dove si celebrerà la festa del M5S.
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