I manifestanti chiedono la diffusione del filmato

Sabato 24 Settembre 2016
WASHINGTON - La tensione torna a montare a Charlotte e si teme per il weekend dopo la pace apparente della prima notte di coprifuoco nella città del North Carolina in cui le marce di protesta sono andate avanti al ritmo degli slogan che chiedono a gran voce la diffusione del video in mano alle autorità di quei concitati momenti che hanno portato la polizia a sparare e uccidere l'afroamericano Keith Lamont Scott. Perché irrompono altre immagini, quelle registrate con un cellulare dalla moglie di Scott mentre gli agenti fermavano il marito. Non sono immagini ravvicinate ma si sente la donna urlare ripetutamente: «Non sparate, è disarmato!», mentre gli agenti intimano: «Butta la pistola, butta la pistola!».
Un urlo disperato mentre scorrono fotogrammi confusi: ci sono le auto della polizia, c'è il rumore di fondo. Ma la voce della donna è chiara: «Non ha fatto nulla. Non ha una pistola, non vi farà nulla. Keith, scendi dall'auto!». Poi i colpi: «Avete sparato?». Ancora una volta non è una prova definitiva, di sicuro non sufficiente per stabilire cosa sia davvero accaduto, se Scott fosse davvero armato. C'è però l'impatto certo di quei momenti drammatici su un'opinione pubblica già provata, combattuta anche tra l'urgenza di chiedere verità e giustizia e la consapevolezza di un equilibrio troppo fragile, dopo Ferguson, dopo Baltimora, fino a Chicago e a New York. Si muovono perciò con estrema cautela le autorità: il sindaco Jennifer Roberts invoca sì la trasparenza, afferma che è giusto mostrare quel video (che resta a suo giudizio comunque ambiguo), ma non subito. «Aspettare può essere utile».

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