I dossier su rigore e unione bancaria

Lunedì 27 Giugno 2016
Il tavolo è a tre e a Matteo Renzi stasera a Berlino dovrà rispolverare le doti sfoggiate quando faceva l'arbitro di calcio in Garfagnana per cercare di tenere insieme la fretta di Francois Hollande con la cautela di Angela Merkel. Il primo vuole un divorzio rapido dal regno Unito mentre sabato la Cancelliera, poco prima dell'incontro all'Eliseo tra Hollande e Renzi, ha fatto sapere che non ci sono ragioni per essere particolarmente cattivi con Londra». Hollande vuole che si metta subito mano ad alcuni dossier impantanati da tempo, come il completamento dell'unione bancaria mentre la Merkel fa orecchie da mercante e, come scriveva ieri il quotidiano tedesco “Die Welt”, «tende a temporeggiare» anche perchè tra un anno non si vota solo in Francia ma anche in Germania.
Dell'insidia della Marine Le Pen si è a lungo parlato. Molto meno della concretissima possibilità che la destra populista di “Alternative fur Deutchland” riesca ad entrare nel Bundestag prendendo consensi proprio al partito della Merkel. Una eventualità che le elezioni amministrative tedesche della primavera scorsa hanno reso concreta accentuando le dosi di euroscettiscismo proprio nelle fila dei Cristiano-democratici, partito della Merkel. E' per questo che stasera Hollande e Renzi troveranno a Berlino una Cancelliera con il freno a mano tirato. Pronta a grandi proclami di fedeltà al progetto europeo, ma con poca voglia di ulteriori concessioni (specie sul fronte della crescita e dell'ammorbidimento di alcuni parametri) e attenta a non trasformare le elezioni politiche del prossimo anno in un altro referendum sull'Europa.
Ma se Hollande, per analoghi motivi elettorali, ha bisogno di mostrare ai suoi elettori - attraverso azioni punitive nei confronti del Regno Unito - che non conviene abbandonarsi alle suggestioni della Le Pen, Renzi non intende allontanarsi dalle posizioni tedesche. Al presidente del Consiglio interessa soprattutto mostrare in Patria che stavolta l'Italia c'è al tavolo che conta, che tutto il resto si farà («perchè l'Europa parlerà meno di banche e più di giovani») e che comunque a Bruxelles - per come si sono messe le cose dopo la Brexit - a fine anno nessuno avrà la forza di obiettare un eventuale zero-virgola di maggior deficit.
In buona sostanza Renzi dalla maratona diplomatica iniziata sabato a Parigi - e che continuerà dopo il vertice di Berlino con il consiglio europeo di domani e dopodomani - è convinto di trarre un vantaggio politico non da poco. Ovvero avere in tasca un più o meno tacito via libera allo sforamento necessario per tagliare le tasse nel 2017 di un punto di pil. «L'Italia è in prima fila per cambiare l'Europa», ha sostenuto Renzi intervistato dal Tg1. Inoltre definisce «un segnale importante» «il fatto che abbiano chiamato l'Italia nella cabina di regia» perché vuol dire che il «Paese è tornato stabile e affidabile».
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