Hillary "piratata" da spie russe, in campo l'Fbi

Domenica 31 Luglio 2016
Non solo la direzione del partito democratico, ma l'intera squadra parlamentare e la direzione della campagna presidenziale di Hillary Clinton sono stati sotto attacco da parte degli hackers. L'inchiesta che l'Fbi aveva già aperto in cerca dei responsabili del furto di email, si è estesa ieri in due nuovi filoni. Da una parte la raccolta dati della campagna della candidata, dove i pirati sono riusciti ad entrare e ad appropriarsi di alcune liste di probabili elettori. Dall'altra il sistema di posta che i rappresentanti democratici al Congresso usano per comunicare tra di loro. La traccia è sempre la stessa: il direttore della Cia James Clapper e la senatrice Dianne Feinstein che dirige la commissione Intelligence puntano il dito sulla pista russa, e la stessa Fbi aveva avvertito mesi fa il partito del rischio di "irruzione" di spie russe.
La violazione delle liste e delle email dei politici è stata solo temporanea ed è durata non più di cinque giorni senza pregiudizio per i due sistemi. Quella contro la direzione del partito è stata molto più fruttuosa, come si è visto con le recenti rivelazioni sul boicottaggio della candidatura di Bernie Sanders, e come si presume, dopo gli avvertimenti di Julian Assange, che annuncia nuovi, imminenti sviluppi.
Clinton nel frattempo si consola con la nuova spinta che la conclusione della convention ha dato alla sua popolarità presso gli elettori. Il partito democratico ha una lunga storia di successi alle spalle, e vanta in media un differenziale positivo di cinque punti percentuali nei sondaggi rilevati subito dopo le due rassegne. La differenza nella capacità organizzativa è netta se si guarda al numero di oratori che sono saliti sul palco a promuovere i due candidati (131 per i repubblicani, 257 per i democratici), e a quello dei politici che hanno accettato di pronunciare discorsi di supporto (10 per Trump, 50 per Hillary Clinton).
Ma a dispetto di tale superiorità, il numero degli spettatori che hanno seguito i discorsi conclusivi dei due aspiranti alla presidenza mostra una realtà ben diversa: 33,3 milioni per Hillary, 34,9 milioni per Trump. L'attrattiva mediatica del tycoon newyorkese è intatta, e infatti Trump ha rilanciato la sfida ieri dicendo che d'ora in avanti si «toglierà i guanti», e che inizierà a picchiare duro i suoi argomenti elettorali e le accuse contro la rivale.
La prossima stagione dei confronti serrati tra i due sarà quella dei dibattiti televisivi che iniziano il 26 settembre, per i quali le rispettive squadre elettorali hanno già iniziato a trattare. In totale i dibattiti saranno quattro: tre fra i due aspiranti alla presidenza, e uno fra i vice.
Trump però deve affrontare grane anche più serie sul fronte dei finanziamenti con i fratelli Koch che hanno ancora rifiutato il sostegno al candidato repubblicano.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci