«Fate tutti come a Torino, ora lo dirò anche a Roma». Così Beppe

Martedì 20 Settembre 2016
«Fate tutti come a Torino, ora lo dirò anche a Roma». Così Beppe Grillo in visita a Torino dalla sindaca Chiara Appendino, classe 1984, eletta lo scorso 19 giugno con il 54% dei voti. E di una cosa si è convinto: il M5S al governo è ben rappresentato dal modello Torino che senza volerlo sta oscurando le palesi difficoltà della Capitale.
La vacanza sabauda di Grillo è cominciata domenica sera, a cena a casa dell'Appendino a cui ha partecipato anche il capo di gabinetto Paolo Giordana che festeggiava 40 anni e che, hanno sottolineato dalle parti della Mole, guadagna 63 mila euro lordi per ricoprire non solo quel ruolo ma anche quello di portavoce. Grillo, accompagnato da Pietro Dettori, ex dipendente della Casaleggio Associati e ora responsabile editoriale dell'associazione Rousseau in cui siede Davide Casaleggio, è rimasto impressionato dalla solidità della squadra di governo: sindaca, consiglieri, staff che si sono ritrovati tutti insieme a festeggiare il compleanno di Giordana.
«Ora mi faccio dire tutti i compleanni dei parlamentari giù a Roma – si è confidato Grillo - e dico anche a loro di stare insieme così fuori dagli orari di lavoro». Riferimento nemmeno troppo velato ai veleni scoppiati nella capitale dopo l'elezione di Virginia Raggi. Grillo ha affrontato anche i problemi di Roma, è stata riconosciuta «una situazione di confusione», si è parlato di incidenti di percorso, ma il leader si è detto fiducioso che possano esserci delle correzioni. Certo, la differenza è lampante: da quando è stata eletta, Appendino ha approvato 193 delibere, ha tagliato buona parte dei compensi degli staffisti risparmiando 5 milioni di euro che ha versato in un fondo ad hoc per avviare l'inserimento dei giovani nelle piccole e medie imprese.
A Roma, Appendino, tornerà oggi ma non per incontrare la collega romana. Vedrà il ministro Dario Franceschini per parlare del Salone del libro, «un marchio registrato a Torino che la sindaca è decisa a difendere con le unghie». Poi incontrerà il viceministro Enrico Morando per parlare della città metropolitana. A cena, l'altro ieri, sono stati illustrati anche tantissimi altri progetti come gli appuntamenti già fissati tra un mese con gli sceicchi di Dubai per "Torino Open for business", un tavolo interministeriale per cercare di attrarre investimenti privati e imprese. A Grillo non è rimasto che dire: «Qualsiasi cosa chiamatemi, io ci sono se vi servo». Appendino ha incassato i complimenti: a Palermo alla festa Italia 5 stelle si tratterrà un giorno solo, sabato 24, ma la sera tornerà a Torino per il Salone del Gusto e lì, mercoledì, incontrerà per la prima volta il presidente Mattarella. «Beppe? E' andato a Torino a prendere una boccata di aria fresca, d'altronde lì stanno marciando spediti» confessa mogio un esponente del M5S romano a cui non sfugge la differenza tra il capoluogo sabaudo e la capitale.
Ma sono giorni importanti per il Movimento anche da un punto di vista legale. Negli ultimi giorni la questione statuto ha subito un'accelerazione. Entro fine settembre dovrebbero aprirsi le votazioni online e nel testo del nuovo regolamento saranno formalizzati i casi di espulsione che finora non erano disciplinati in modo chiaro e perciò respinti dai giudici. Per quanto riguarda il "Non Statuto" i legali del M5S sono molto più cauti e hanno deciso di attendere la riforma dei partiti. Più complicata ancora la questione del simbolo del M5S, proprietà del comico genovese, del nipote del leader, Enrico Grillo, e di Enrico Maria Nadasi. Ora il simbolo potrebbe venire ceduto ai parlamentari pentastellati nonostante le resistenze del nipote di Grillo, espressione di un'ala ortodossa che vede nel comico una garanzia contro le guerre intestine uscite definitivamente allo scoperto dopo il caso Roma.
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