Dopo Ventotene, è già fissato il round decisivo tra Matteo Renzi e Angela

Mercoledì 24 Agosto 2016
Dopo Ventotene, è già fissato il round decisivo tra Matteo Renzi e Angela Merkel sulla flessibilità. Il momento della verità sarà il 31 agosto in occasione di un vertice bilaterale a Maranello. Lì, nella sede della Ferrari «eccellenza italiana», i due leader torneranno a confrontarsi su come declinare il rispetto dei parametri di bilancio e una crescita stentata e balbettante.
Già lunedì sera, durante la cena sulla portaerei Garibaldi, il premier ha cominciato a lavorare ai fianchi la Cancelliera. L'ha fatto elogiando «il buonsenso utilizzato per l'applicazione delle regola a Spagna e Portogallo». Un richiamo tutt'altro che neutro: il 27 luglio la Commissione ha rinunciato a multare i due Paesi. Li ha graziati nonostante avessero violato i parametri, non rispettando il percorso di aggiustamento del deficit. Una decisione che, secondo il premier, costituisce un precedente utile all'Italia. Perché una cosa appare certa: se Bruxelles dovesse negare al governo una nuova iniezione di flessibilità (10 miliardi, portando dall'1,8% al 2,4% il rapporto deficit-Pil il prossimo anno, «comunque ben al di sotto del 3%»), Renzi procederà ugualmente al taglio delle tasse.
Che questa sia l'intenzione, il premier l'ha fatto capire nei giorni scorsi. Subito dopo Ferragosto ha scritto su Fb: «Continuerò ad abbassare la pressione fiscale con la prossima legge di stabilità e questo perché non c'è ricetta migliore per assicurarci crescita e competitività». Poi, domenica alla Versiliana, ha dichiarato: «L'austerità in Europa ha creato solo danni. Noi vogliamo dare più soldi ai pensionati e ridurre le tasse». Spiegazione che filtra da palazzo Chigi: «La nostra priorità è lo stato di salute dell'economia italiana, i parametri vengono dopo».
C'è da dire che la Merkel, costretta a fare la faccia feroce in pubblico in modo da non urtare l'opinione pubblica tedesca a pochi mesi dalle elezioni, in realtà non dà l'impressione di voler mordere. Tant'è, che dopo averla salutata sul ponte della Garibaldi, Renzi ha confidato ai suoi: «E' andata bene, la Merkel ha mostrato disponibilità ad applicare le regole in modo pragmatico e non ideologico». Questo perché la cancelliera ha tutto l'interesse a non indebolire, favorendo in Italia l'ascesa degli euro-scettici Cinquestelle, il suo alleato. La prova? Durante la conferenza stampa Frau Merkel ha sì frenato sulla flessibilità («c'è già, va usata con saggezza»), ma si è anche lanciata in un elogio sperticato di Renzi: «Matteo ha fatto riforme coraggiose. E io l'appoggio pienamente». La Cancelliera ha anche compiuto un passo di lato tattico: «Queste cose in ogni caso non le discutono i singoli Stati, sono materia della Commissione». Come dire: se Roma otterrà maggiore flessibilità la colpa non sarà mia, ma di Bruxelles. Una precisazione a uso e consumo interno.
Ma la partita con il governo europeo è tutt'altro che facile. Primo, c'è da superare la clausola dell'una tantum nella concessione della flessibilità. E Renzi spera di aggirarla sottolineando il precedente di Spagna e Portogallo, ricordando le circostanze eccezionali costituite da Brexit, terrorismo, giuntura negativa internazionale, migranti e gettando sul piatto qualche altra riforma, come quella della contrattazione. Secondo, c'è da garantire la promessa riduzione del debito. Qui, in soccorso del premier, dovrebbe arrivare il nuovo piano di privatizzazioni.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci