Don Torta: per l'Assunta vendete i fondi nascosti

Venerdì 12 Agosto 2016 di Il parroco dei risparmiatori: «Ci sono persone disperate, aprite presto i tavoli di conciliazione»
VENEZIA - Don Torta esorta i banchieri di Veneto Banca e di Popolare Vicenza: aprire in fretta i tavoli di concertazione con i soci e trovate le risorse per "asciugare le lacrime di tanti da voi impoveriti". Il prete coraggio veneziano, parroco di Dese e protagonista di tante battaglie anti usura nonché leader del coordinamento di soci delle ex Popolari, torna a rivolgersi direttamente ai nuovi vertici delle due ex Popolari appena nominati dal fondo Atlante e lo fa perché "non é più tempo, come uomini umani, di potersi lavare le mani di questa criminale ingiustizia". La lettera è stata spedita ieri per conoscenza anche a Quaestio Capital Management Sgr, cioè la società che gestisce Atlante presieduta da Alessandro Penati.
«Carissimi banchieri di Veneto Banca e Popolare. di Vicenza, fra poche ore è la Festa dell'Assunta, madre di Cristo e Madre nostra ed è anche ferragosto - scrive nella lettera pubblica don Torta -. Credo siate tutti o quasi padri e madri di famiglia. La mia preghiera è che in questo giorno santo emerga in voi, accanto alla salvezza delle banche, prima é innanzitutto la salvezza delle persone. La situazione, per tantissime di loro, é veramente disperata. Vi prego di accelerare al massimo i “tavoli di conciliazione “, trovando le risorse necessarie per asciugare le lacrime di tanti da voi impoveriti. La Banca é andata in default a causa di tanti altri ma anche voi, sicuramente, sapete quale brutta bestia sia il denaro quando diventa un dio. Fate giustizia. Io penso che le banche abbiano dei fondi nascosti per la loro tutela: appartengono in questo momento ai poveri. Credo che le banche posseggano “tanti tesoretti“: vendeteli subito perché appartengono ai poveri. Se così farete con decisione e onestà in tempi brevi, forse potreste riavere la fiducia di tanti risparmiatori. Se, forse, a voi non posso parlare di Giuda, però di un certo ignobile Pilato vi posso parlare, perché non é più tempo, come uomini umani, di potersi lavare le mani di questa criminale ingiustizia. Non inchiodiamo alla croce i fratelli».
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