Dolomiti Snow sognare si può

Domenica 1 Ottobre 2017
OBIETTIVO CORTINA
I Mondiali del 2021 come le Olimpiadi del 1956? Sognare si può. A patto che il sogno non sia campato in aria, ma poggi sulle solide basi della programmazione. Perché, in fondo, fantasia e concretezza possono convivere. E incontrarsi. O addirittura fondersi una nell'altra. A maggior ragione all'interno di Dolomiti Snow, la rassegna che, a Longarone Fiere, ha vissuto ieri la sua edizione zero. Un'edizione che, di fatto, apre la lunga volata verso l'appuntamento iridato di sci. «Sono ancora nei ricordi di chiunque le Olimpiadi di Cortina. Ebbene - ha affermato Mauro Topinelli dell'azienda I Buoni Motivi, promotrice dell'evento - vogliamo che i Mondiali siano uguali. E lasciassero lo stesso, indelebile segno per tanti anni».
PRIMO MATTONE Ieri è stato posto il primo mattone: «Se partiamo adesso, forse nel 2021 saremo tutti consapevoli di quale patrimonio lasceremo alla nostra realtà. Dobbiamo arrivare all'appuntamento organizzati, altrimenti ci godremo solo i dieci giorni di manifestazione e poi più nulla». Fondamentale sarà il coinvolgimento degli attori che animano il tessuto sociale ed economico del territorio: «Approfittiamo di questo evento mondiale per rendere la nostra provincia ancor più appetibile. Ci vogliono le istituzioni, gli sportivi, ma pure le aziende che possano portare business. Abbiamo una straordinaria opportunità, anche lavorativa». Topinelli intende sfruttare al meglio il polo fieristico delle Dolomiti: «Longarone Fiere è la casa di tutti e, per questo, può diventare un hub, un fulcro. Immaginiamo che la gente arrivi qui e trovi ciò che è utile per la montagna: dalle attrezzature ai prodotti tipici. E, perché no, cerchiamo di indurre i visitatori a lasciare nel parcheggio del quartiere fieristico le loro macchine, in modo che raggiungano i monti con i mezzi pubblici».
PORTA D'ENTRATA Al taglio del nastro di Dolomiti Snow non è mancata la Regione Veneto con l'assessore al turismo, Federico Caner: «Longarone è la porta d'entrata verso le Dolomiti. E, per questo, la fiera può dare un'immagine di quanto la provincia di Belluno sia in grado di offrire ai turisti: non solo a livello sportivo, ma anche enogastronomico e in tanti altri settori». Guarda al 2021 pure il parlamentare bellunese, Roger De Menech: «Saranno i Mondiali della sostenibilità e della trasparenza. Stiamo cercando di rendere il più partecipe possibile il territorio. A prescindere dal grande evento, abbiamo il dovere di portare avanti politiche di sviluppo e infrastrutture che restino».
PREMIO FAIR PLAY Nel pomeriggio, invece, spazio soprattutto allo sci. E al premio Fair Play: un riconoscimento che la Fisi dedica alle persone che si sono maggiormente distinte nel panorama degli sport invernali. E a chi, questi sport, li ha raccontati con passione e professionalità: Giovanni Viel. Proprio il giornalista e speaker è stato insignito del riconoscimento: al momento della premiazione, erano presenti Roberto Bortoluzzi (presidente Fisi Veneto), Manuela Di Centa, Silvio Fauner e Gabriella Paruzzi, oltre al presidente nazionale Fisi, Flavio Roda. «Giovanni è sempre stato un commentatore che ha letto al di là della classifica - ha affermato Di Centa, 7 medaglie olimpiche in carriera tra cui 2 d'oro a Lillehammer '94 -. Lo ringrazio perché ha sempre guardato la persona e non solamente il dato agonistico». Sulla stessa lunghezza di pensiero, Roberto Bortoluzzi, numero uno della Fisi Veneto: «Abbiamo voluto premiare un uomo che, da quattro decenni, racconta il nostro mondo in maniera appassionata, intensa, professionale. Il suo supporto è prezioso per la promozione di tutto il nostro movimento». E proprio Viel, il grande protagonista del pomeriggio, non ha nascosto la sua profonda emozione: «Devo ringraziare il comitato e la federazione. È un premio che ricevo con grande orgoglio. In questi 40 anni ho avuto la possibilità di fare la conoscenza di tanti campioni. E, con alcuni, di essere anche amico. Momenti indimenticabili? Tanti. Su tutti, l'essere stato il primo a salutare la vittoria di Maurilio De Zolt, nella 50 chilometri iridata di Oberstdorf».
Marco D'Incà

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