Cure ai migranti, Zaia presenta il conto

Domenica 2 Ottobre 2016 di In un anno spesi quasi 2,4 milioni. «Paghino Roma o Bruxelles» Coletto: usati fondi dei veneti. Santini (Pd): speculazioni politiche
O paga Roma o paga Bruxelles. Perché il Veneto non ha nessuna intenzione di farsi carico anche dei costi delle prestazioni sanitarie erogate ai migranti. E siccome stiamo parlando di 40mila prestazioni solo in un anno per la bellezza di quasi 2,4 milioni di euro, ecco che da Palazzo Balbi parte il monito. «Roma e Bruxelles – dice il governatore Luca Zaia - non credano che il salato conto, destinato peraltro ad aumentare con i nuovi arrivi pressoché quotidianamente annunciati dai prefetti, venga pagato dai cittadini veneti, già alle prese con i tagli nazionali alla sanità che si susseguono. Se Roma e Bruxelles non hanno soluzioni intelligenti per gestire il fenomeno, risarciscano almeno i danni economici». Una presa di posizione che il senatore del Pd, Giorgio Santini, già contesta: «Si tratta dello 0,025% della spesa regionale. Basta speculazioni politiche, è in gioco la dignità della persona».
A Palazzo Balbi ribattono facendo notare che tra migranti "foresti" e immigrati "nostrani" dalle casse della sanità escono bei soldini: quasi 2 milioni e mezzo in un anno per far fronte alle cure dei migranti che arrivano via mare con i barconi o via terra, più oltre 100 milioni di euro per i pazienti italiani che vengono a curarsi in Veneto e le cui Ulss faticano a rimborsare il corrispettivo.
Quanto agli immigrati stranieri mandati in Veneto dal Governo, i dati - recita una nota di Palazzo Balbi - arrivano da un'analisi di stima dei costi condotta nell'ambito della sorveglianza "Emergenza Immigrati" da parte dell'Unità operativa prevenzione e sanità pubblica della Direzione prevenzione della Regione. Al 31 agosto 2016, il numero di presenti e assistiti nelle diverse Ulss era di 11.000 persone. Cinque aziende hanno in carico più di mille migranti: la 9 di Treviso (1.611), la 17 di Este-Monselice (1.245), la 20 di Verona (1.171), la 6 di Vicenza (1.122), la 14 di Chioggia (1.000). Solo nell'ultimo anno sono state effettuate: oltre 10.000 visite dai servizi di igiene e sanità pubblica; oltre 4.000 visite specialistiche; quasi 15.000 vaccinazioni; 6.500 test di Mantoux per la Tbc; 1.600 raggi torace; oltre 2.000 altre prestazioni, tra le quali ecografie polmonari e ginecologiche, elettrocardiogrammi, esami ematochimici e test per Hiv.
«Sia chiaro – dice l'assessore alla Sanità, Luca Coletto – che quei soldi li abbiamo spesi volentieri, sia per garantire la nostra popolazione dalla possibilità di diffusione di malattie contagiose oramai debellate, sia per riconoscere in concreto la dignità umana di questi migranti che, se malati o portatori di malattie, vanno curati adeguatamente, non trattati da pacchi postali da scaricare ovunque, come sta facendo il Governo italiano. Quarantamila prestazioni sanitarie sono un numero importante, che dimostra come le cose, qui, vengano fatte con la massima attenzione alla salute pubblica. Ma abbiamo dovuto utilizzare fondi che sono dei veneti, e che ai veneti lo Stato deve restituire».
Il senatore del Pd, Santini, ribatte: «La spesa sanitaria del Veneto è pari a circa 8 miliardi ed è finanziata con la ripartizione del Fondo sanitario nazionale decisa dalla Conferenza Stato Regioni. Quanto minuziosamente ricordato da Zaia e Coletto risponde ad un preciso dovere istituzionale al quale corrispondono le necessarie risorse. Sono pertanto inutili ed infondate le polemiche verso il Governo nazionale che peraltro sul fronte dell'assistenza ai richiedenti asilo e ai profughi è impegnato ai limiti delle possibilità finanziarie e sta richiedendo all'Unione Europea di riconoscere queste spese al di fuori dei patto di stabilità».
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