«Crisi e disastri delle banche hanno distrutto esistenze»

Martedì 9 Agosto 2016
«La vocazione al risparmio è sempre stata nel dna del Nordest, specchio di un desiderio ossessivo di stabilità e permanenza nella memoria della propria terra. Ma ora sembra che questa identità si stia inesorabilmente e tristemente smarrendo, complici la crisi economica e i disastri compiuti dalle banche nostrane». Questo legge innanzitutto il sociologo Ulderico Bernardi (in foto) e aggiunge: «È uno scenario piuttosto sconfortante che, oltre alla descrizione delle difficoltà economiche di veneti, friulani e trentini, sottende anche purtroppo le sfaccettature di un nuovo microcosmo, di una società votata forzatamente alla precarietà e ad un mutamento continuo, dalla casa al lavoro, alle relazioni sociali, fino a coinvolgere quelle coniugali».
Sempre più confinati in un "non luogo", dunque.
«Proprio così. In quest'epoca in cui l'unica certezza è la fragilità di tutti i sistemi, è come assistere ad una sorta di americanizzazione di un territorio che è sempre stato all'"opposizione" di un Paese come quello a stelle e strisce, e dove a vincere è sempre stata la mobilità, il mutamento costante, dall'occupazione all'abitazione, alla facilità con cui si sono sempre cambiate le mogli e i mariti. Ma il Nordest non è così. È invece sempre stata una terra popolata da uomini e donne che, proprio nel radicamento delle proprie esistenze nei luoghi, ha costruito il proprio presente e futuro. Perché la conquista di una terra e della vita in quella terra ha rappresentato nei secoli l'ottenimento di un'autonomia».
Traguardi raggiunti con sacrifici e quotidiani risparmi.
«Ed è questo il punto. Tutto un mondo costruito con fatica entusiasmo e passione è stato disintegrato ed umiliato, soprattutto a seguito dei disastri compiuti dalle banche nostrane ai danni dei più modesti risparmiatori. Quelli che avevano lavorato una vita per mantenere una famiglia e per poter pensare al futuro proprio e a quello dei figli. La vocazione al risparmio è stata umiliata ed offesa. Ed è difficile ora rialzarsi».
Più che una delusione un'umiliazione e, in qualche caso, una tragedia.
«Certo. Ed è stata la cronaca a portare alla luce i tratti più inquietanti della crisi e degli "errori" compiuti da alcuni istituti di credito. Il tradimento delle banche è stato vissuto in modo tragico in certi casi. Perché non parliamo solo di una delusione o di un "furto", ma della distruzione di molte esistenze. E nessuna consolazione giunge ora ai risparmiatori con la punizione dei colpevoli, perché il danno è fatto».
Come cambierà l'approccio del Nordest al risparmio in futuro?
«Sono convinto che la vocazione al ‘mettere da parte del denaro' non scomparirà definitivamente. In fondo, ricordiamo che quest'area fa registrare ancora gli indicatori più elevati di immobili di proprietà di tutto il Paese. Quindi l'inclinazione all'investimento e al risparmio non scomparirà tanto facilmente».
Alle nuove generazioni il compito di risvegliare il depauperato dna da risparmiatori del passato.
«Un percorso ad ostacoli, direi. Ma l'impresa sta già riuscendo perché se investire è guadagnare, allora i nostri ragazzi stanno seguendo il giusto itinerario. Parlo di quei giovani che, dopo aver studiato in questa nostra terra, vanno all'estero alla ricerca della propria realizzazione. Non li considero come cervelli in fuga e come conseguente impoverimento per il nostro Paese. Anzi, credo sia l'affermazione dei loro – nostri - cervelli in virtù di un ottimo investimento compiuto nell'istruzione. Il sapere è una ricchezza, e concretizzare le proprie competenze significa saper far fruttare i propri investimenti e dare valore ai sacrifici fatti dalle famiglie».
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