Cortina, i difensori del sindaco al contrattacco «Franceschi scomodo, è un processo politico»

Mercoledì 28 Settembre 2016
«Un processo politico». Così gli avvocati Antonio Prade e Gaetano Pecorella hanno definito, in 4 ore di arringa, l'architettura accusatoria del pubblico ministero Francesco Saverio Pavone nel processo contro l'ex sindaco di Cortina, Andrea Franceschi, il suo vice Enrico Pompanin, l'ex assessore Stefano Verocai, e l'imprenditore Teodoro Sartori. Sul tappeto il presunto bando truccato per far vincere a Sartori la gestione dei rifiuti, l'abuso d'ufficio, la tentata violenza privata all'allora dirigente Emilia Tosi per la predisposizione del bando "pilotato", e la presunta minaccia all'allora comandante della polizia locale, Nicola Salvato, di non rinnovargli l'incarico qualora non avesse ridimensionato l'uso di autovelox ed etilometro salito in breve del 3000%.
Ieri, dopo fiumi di parole e di teorie accusatorie contro un Franceschi dipinto come un Belzebù ampezzano, «signorotto di Cortina», Prade ha contrattaccato per smontare le 125 pagine di accuse di Pavone: «Non ci sono prove per sostenere il nucleo di questo processo teso a dimostrare "pastette", ma solo sensazioni e presunzioni». Pavone è stato accusato di aver sposato solo la tesi dei due grandi accusatori: Tosi e Salvato, ovvero di due dei tanti dirigenti che avevano l'ambizione di sostituirsi alla politica con lo scopo di conservare privilegi e potere. Perché Franceschi, nel programma di governo delle elezioni 2012, poi vinte, ci infilò un passaggio chiave: eliminazione dei dirigenti. Fu questa l'origine di ogni male. Tanto è vero che la Tosi, due giorni dopo il mancato rinnovo della sua posizione apicale, corse in procura a portare il suo dossier contro Franceschi. Oggi il verdetto.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci