Caso Minutillo, nessuna diffamazione Non è un reato definirla «mantide»

Mercoledì 27 Luglio 2016
Caso Minutillo, nessuna diffamazione Non è un reato definirla «mantide»
VENEZIA - L'aver paragonato Claudia Minutillo ad una «mantide religiosa, che i suoi uomini se li è mangiati ad uno ad uno, uccidendoli con le sue dichiarazioni alla Procura», rientra «nel recinto dell'esercizio del diritto di cronaca e critica giornalistica, con conseguente pronuncia di sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato».
Il giudice per l'udienza preliminare di Venezia, Massimo Vicinanza, ha chiuso con questa sentenza il procedimento a carico del giornalista de "Il Gazzettino", Maurizio Dianese, querelato per diffamazione dall'ex segretaria dell'allora Governatore del Veneto, Giancarlo Galan, finita sotto accusa per corruzione nello "scandalo Mose" e diventata uno dei principali testimoni d'accusa grazie alle confessioni rese subito dopo l'arresto.
Nella querela Minutillo lamentava il contenuto di due articoli pubblicati nel 2014 e la Procura aveva sollecitato il rinvio a giudizio del giornalista. Il giudice, invece, ha ritenuto di emettere sentenza di proscioglimento in sede di udienza preliminare. In relazione ai virgolettati riportati dal giornalista, l'assoluzione viene motivata con il fatto che le frasi incriminate erano state effettivamente pronunciate da Galan e inserite nella memoria da lui presentata alla Giunta per le autorizzazioni della Camera, nella quale sosteneva che la sua firma era stata falsificata dalla Minutillo per prelevare del denaro da un conto a lui intestato a San Marino. Quanto all'espressione «mantide religiosa», secondo il giudice «il paragone finisce per essere solo il colorito strumento per riferire la portata gravemente indiziaria delle accuse che erano state mosse e i soggetti che ne erano stati interessati, tutti, per una ragione o per un'altra, effettivamente molto legati, in precedenza, alla dichiarante e che adesso dovevano fare i conti con accuse molto dettagliate, processualmente decisive. Così intesa, l'espressione non pare trasmodi nella gratuita ed immotivata aggressione della reputazione, in un articolo che per dovere giornalistico riporta le velenose tesi sostenute da Galan».
La pm Alessia Tavarnesi, non concordando con le conclusioni del gup, ha proposto ricorso per Cassazione.
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