Caccia ai fondi per la messa in sicurezza: spunta

Sabato 27 Agosto 2016
In vista del varo della legge di stabilità, previsto per il prossimo 15 di ottobre, nel governo si inizia a ragionare sui possibili interventi legati non solo agli stanziamenti per la ricostruzione post-terremoto, ma anche per mettere in sicurezza il patrimonio abitativo nelle zone sismiche. Per ora l'idea sulla quale maggiormente si ragiona, è quella di allargare la portata del piano sull'eco-bonus al quale il governo già stava lavorando. Di cosa si tratta? Gli incentivi fiscali del 65% per le ristrutturazioni edilizie legate all'efficientamento energetico degli edifici, hanno funzionato molto bene. Ma con dei limiti. Si sono messi a posto singoli appartamenti, e non hanno potuto avere accesso agli sgravi coloro che sono incapienti (ossia guadagnano sotto la soglia oltre la quale si pagano le tasse) o che non avevano i soldi per pagare i lavori. Il governo ha deciso di intervenire con una soluzione che metterà in campo la Cassa Depositi e Prestiti e i privati. L'incentivo decennale del 65% sarà cedibile. In questo modo potebbe essere acquisito da fondi creati da Cdp e privati che effettuerebbero gli interventi. I proprietari degli immobili anticiperebbero solo il 10% delle somme, la gran parte sarebbe a carico dei fondi pubblici e privati e solo il residuo verrebbe pagato in bolletta come il canone.
IL MECCANISMO - Questo intervento era stato pensato, come detto, per rendere energeticamente efficienti gli immobili. Adesso il governo starebbe studiando la possibilità di estenderlo anche ai lavori necessari ad adeguare le abitazioni ai criteri antisismici. Questo ovviamente non riguarda le zone colpite dal terremoto. Lì i fondi per la ricostruzione saranno stanziati dallo Stato e dovranno coprire tutte le spese a fondo perduto.
LE ALTERNATIVE - Intanto, soprattutto alimentate dai social network, fioccano alter proposte per reperire i fondi per l'emergenza dopo i 50 milioni stanziati dal governo. Una che ha fatto molti proseliti è quella di destinare il jackpot di quasi 129 milioni del Superenalotto alle zone colpite dal terremoto. Una proposta comunque già giudicata irrealizzabile, seppur valutata, dal governo. Quei soldi non sono nella disponibilità dello Stato, ma in quelle della società Sisal, e appartengono agli scommettitori che durante l'ultimo anno hanno giocato permettendo di accumulare il jackpot. Non è detto comunque che il settore non venga chiamato a partecipare alla raccolta fondi per il terremoto. Le ipotesi allo studio sarebbero sostanzialmente due. La prima è quella di una lotteria dedicata alla raccolta dei fondi: una parte dei soldi andrebbe comunque destinata ai premi. La seconda ipotesi è, come già fatto in altre occasioni, di dare la possibilità ai giocatori del superenalotto, ma anche di altri giochi, di destinare una quota aggiuntiva della scommessa alla ricostruzione post-sisma.
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