Brunetta: vincerà il no col 60% e la gente voterà con le "tasche"

Sabato 1 Ottobre 2016
PADOVA - «Le ragioni per votare No al referendum del 4 dicembre sono doppie: di merito e politiche. Le due cose sono inscindibili. La legge costituzionale è in sè una "schiforma", se vince il Sì con il combinato disposto riforme-Italicum si consegna tutto il potere ad un uomo solo, saltano pesi e contrappesi, si passa da un bicameralismo perfetto ad un bicameralismo caotico, avremo anni di confusione. In più vengono distrutte le Regioni e le autonomie locali. Ma è anche un referendum politico perchè i cittadini voteranno con le tasche dopo aver subito 5 anni di assenza di democrazia e trenta mesi di renzismo, la disoccupazione, la crisi delle banche». Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera e coordinatore nazionale dei comitati per il No, ha dato il via, ieri, dalla nuova sede parlamentare di Forza Italia di Padova, alle iniziative sul territorio veneto contro il referendum insieme al vertice azzurro, Marco Marin, senatore e coordinatore regionale e Niccolò Ghedini, senatore. Clima disteso, buonumore, sala piena di amministratori, giovani, dirigenti. Forza Italia ci crede. Brunetta anche di più: «Tutti gli ultimi sondaggi danno in vantaggio il No. Alle urne andrà un po' più del 50% degli aventi diritto. Oggi gli indecisi sono valutati il 30%, ma la cosa interessante è che man mano che la percentuale di riduce, su tre indecisi due scelgono il No e uno sceglie il Sì. Il No ha un potenziale del 60-65%. E il Veneto darà un grande contributo». Per Marin l'appuntamento è uno spartiacque politico. «Questa riforma è stata votata da forze politiche che sono minoranza nel Paese. Il premier ha detto che se perde cambia lavoro, ci credo poco ma almeno dovrà lasciare palazzo Chigi. È un'occasione imperdibile per noi e per l'Italia perchè il centrodestra ha i progetti per guidare il Paese». Sui pericoli per la democrazia pone l'accento invece Niccolò Ghedini: «Nessuno ne parla - sottolinea - ma questa riforma ammazza le Regioni, con la clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale lo Stato diventa il padrone assoluto perchè può intervenire sempre anche su materie di competenza esclusiva delle Regioni. È una legislazione da ventennio fascista. Si impone lo Stato centralista, il contrario del federalismo».
E se vincono i Sì? Risponde Brunetta, il più infervorato: «Succede che ci teniamo Renzi per i prossimi 20 anni con i vari Alfano e Verdini, un assetto istituzionale confuso, un partito che col 15% dei voti finisce per scegliere premier, capo dello Stato, presidenti delle Authority e così via. Si consegna il potere ad una sola persona. Che può essere anche Grillo. Comunque, - aggiunge il deputato di Fi - preparatevi perchè Renzi userà tutte le armi, lecite e illecite, per vincere». Ma è davanti alla prospettiva di mandare a casa il premier che Brunetta si illumina: «È una battaglia per difendere l'Italia da una manipolazione violenta, sostenuta da Renzi e dietro di lui dai poteri forti, dalla finanza. È una battaglia da fare con chi ci sta, viva Zagrebelsky, viva persino Travaglio!(e qui Marin deve bonariamente intervenire "Renato parla a titolo personale")». Intanto il premier si appella agli elettori di destra per vincere: «Errore gravissimo - commenta Brunetta - Qui trova un muro compatto, ma lui sta mollando la sinistra Pd per inseguire politicamente la destra, vedi gli annunci sul Ponte sullo Stretto. Per un segretario del Pd è il segno della sconfitta. Se perde, a farlo fuori ci penseranno i bersaniani e quelli della minoranza dem che non lo possono più vedere».
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