Angela Merkel giura che per Deutsche Bank non ci sarà nessun aiuto pubblico.

Domenica 2 Ottobre 2016
Angela Merkel giura che per Deutsche Bank non ci sarà nessun aiuto pubblico. Il numero uno della banca tedesca, John Cryan, conferma di non averlo chiesto perché non ce ne sarebbe nessun bisogno. Posizioni comprensibili. Soprattutto quella della cancelliera, che il prossimo anno dovrà affrontare la tornata elettorale per un'eventuale rielezione. La maggioranza dei cittadini tedeschi, il 68% secondo i sondaggi, è contraria ad un aiuto pubblico per l'istituto di Francoforte. Ma anche se i tedeschi fossero d'accordo, per Merkel muoversi non sarebbe semplice. Lo ha ben spiegato la Frankfurter Allgemeine Zeitung, che ha scritto che la Cancelliera «non può permettersi» di salvare Deutsche Bank con soldi pubblici «come invece viene chiesto dalla grande speculazione anglosassone» perché «Berlino, nel salvataggio di banche italiane, ha spinto per la durezza, circostanza», sostiene il quotidiano, «che spiega la malignità di Roma» sulla vicenda del grande istituto di Francoforte.
Per il momento Merkel può comunque tirare il fiato. La notizia arrivata da Oltreoceano che la multa da 14 miliardi di dollari che il Dipartimento di Giustizia americano vorrebbe far pagare al colosso tedesco per aver venduto fraudolentemente titoli tossici, potrebbe essere ridotta a 5,4 miliardi, ha fatto rientrare l'allarme rosso che era scattato sui mercati. Nel suo bilancio Deutsche Bank ha ancora accantonati 6 miliardi di euro per spese legali legate agli scandali del passato. Abbastanza per coprire l'eventuale multa del dipartimento di giustizia americano. Ma la situazione rimane delicata e a far traboccare il vaso potrebbero essere altre gocce più pesanti.
Nonostante tutte le rassicurazioni arrivate dai vertici sui 215 miliardi di liquidità, sul salvagente della Bce e sull'andamento dei conti, la percezione dei mercati è di una banca debole, sempre in bilico. Basta poco, insomma, per spingerla pericolosamente vicino al baratro, come dimostra il nervosismo mostrato dalle Borse quando alcuni hedge fund americani hanno disinvestito i loro fondi. La preoccupazione riguarda soprattutto come sono valutati gli attivi della banca, che contengono 50 mila miliardi di derivati, pari a 15 volte il Pil della Germania. La domanda è se è ipotizzabile che per il colosso tedesco possa partire una procedura di bail-in come quella che hanno dovuto subire le quattro banche italiane con l'azzeramento del valore dei titoli subordinati. Difficile immaginarlo. E comunque le stesse regole europee, permetterebbero a Berlino di poter negoziare un'esenzione per Deutsche dal bail-in. A prevederlo è l'articolo 44 della direttiva sui salvataggi bancari, che autorizza le autorità di risoluzione, con l'assenso della Commissione Ue, ad esonerare le banche che costituiscono un rischio finanziario sistemico. Non c'è dubbio che Deutsche Bank abbia tutti i requisiti, ma il problema è politico. Berlino ha assunto posizioni durissime quando a chiedere l'esenzione ci aveva provato il governo di Roma per il Monte dei Paschi. Sarebbe come suonare il liberi tutti. La fine del bail-in, insomma.
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