«Andiamo avanti da soli». Sulla partita immigrazione le parole di Renzi,

Martedì 27 Settembre 2016
«Andiamo avanti da soli». Sulla partita immigrazione le parole di Renzi, che certificano la latitanza dell'Europa, vengono accolte con sarcasmo da Luca Zaia. E non perché il governatore del Veneto perdoni il totale disinteresse della Ue per i flussi migratori dall'Africa: «Dall'Europa ci si aspetta poco - ammette Zaia -. Io all'Europa toglierei anche il premio Nobel per la pace che gli hanno dato, perché un'Europa che gestisce così la politica migratoria, girandosi dall'altra parte, non merita il Nobel per la pace».
Ma secondo il governatore del Veneto il vero responsabile del caos in materia di immigrazione è il premier italiano: «Ora Renzi dice, andiamo avanti da soli, facciamo noi accordi di rimpatrio e di riduzione delle partenze con i Paesi africani. Ma noi lo diciamo da anni che bisogna andare da soli, che bisogna gestire questa partita. E nel 2011, col nostro governo di centrodestra, abbiamo dimostrato che gli accordi si potevano fare e funzionavano: in piena primavera araba, abbiamo avuto 63mila ingressi e abbiamo rimpatriato 13mila persone. Il problema è che Renzi ha sempre venduto suggestione rispetto al tema della gestione degli immigrati, e oggi siamo al totale caos».
«Ora Renzi avoca a sè tutte le competenze in materia di immigrazione - osserva Zaia - e che il ministro Alfano sia stato commissariato lo hanno capito tutti. Ma avocando a sè le competenze, Renzi dimostra che fino ad oggi hanno sbagliato tutto. Renzi chiede corridoi umanitari per i migranti? Ma se è lui che avrebbe dovuto organizzarli...».
Anche la decisione del Canton Ticino, che con un referendum ha deciso di porre limiti all'entrata di lavoratori transfrontalieri dall'Italia, per Zaia è un'ulteriore prova degli errori fatti da Roma: «Capisco le preoccupazioni dei cittadini lombardi - annota Zaia - ma c'è un principio di base, che ognuno dovrebbe avere la prioprità a casa propria. Il problema è che i lombardi non hanno queta priorità, perché qualcun altro porta loro via il lavoro, o non crea le condizioni perché questo lavoro ci sia».
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